domenica 5 giugno 2016

L’omicidio Enea martedì 8 giugno 1982





L’omicidio Enea martedì 8 giugno 1982

34 anni son  trascorsi da quel tragico martedì dell’8
giugno, quando la mano della mafia crivella con diversi  colpi di pistola il Nostro Concittadino
Vincenzo Enea.
La Giustizia ha emesso la
sua  sentenza  di condanna peraltro confermata dalla Corte
di Appello di Palermo il 19 febbraio 2015 e depositata il 17 agosto 2015.
L’attenta lettura della
sentenza fa emergere una storia “non scritta” 
che a partire dagli anni settanta è stata appannaggio della mafia e della
criminalità organizzata con la benevola compiacenza di PUBBLICI Amministratori,
una storia fatta di “violenza e prevaricazione”.
Ad oggi, c’è da chiedersi
e mi chiedo:
Cosa è cambiato dal punto
di vista culturale, negli atteggiamenti e nei comportamenti dei Cittadini di
Isola delle Femmine?
Di PIU’
Cosa è cambiato, ad oggi,
in chi è delegato a gestire la cosa pubblica nel rispetto delle regole e della
legalità?
Non è di certo con il
protagonismo e il presenzialismo  del
personaggio di turno (che è quasi sempre il medesimo personaggio) o qualche
regolamento in più  che si ristabilisce
la legalità  e il rispetto delle regole.
C’è da chiedersi se non rappresentino delle 
mosse astute, tese ad  apparire
come mere “operazioni di facciata” .
Per una vera “Rivoluzione”
oggi è importante che i Cittadino diventino i veri protagonisti che diventino i
fautori della legalità e della lotta alla mafia, I Cittadini, devono loro
scrivere la storia, raccontandosi i fatti e i misfatti di Isola delle Femmine
devono avere il coraggio di urlare a squarciagola NOI SIAMO LA STORIA.   

Pino Ciampolillo

Fatti e misfatti  ricorrenti
tra loro e concatenati:

·        
L’omicidio Enea martedì 8 giugno 1982

  •  IL PIANO REGOLATORE GENERALE 1977 D.A. 8
  • Norme di Attuazione D.A. 83 1977 per le
    zone B D   mentre per le zone stralciate
    D.A. 121 1983 venne  approvata la
    perimetrazione relativa alle zone C espansione residenziale attraverso le
    lottizzazioni
  •  Regolamento edilizio delibera Consiglio
    Comunale n 20 29 gennaio 1982
  • La
    decimazione della Giunta  con arresti
    dell’ 11 ottobre 1984
  •  L’incendio all’ufficio tecnico del Comune
    novembre 1979
  •  LOTTIZZAZIONI EDILIZIE a partire dal
    1985  Di Matteo Pietro e altri, Tourist
    Holliday,La Paloma, Lo  Bianco, Don
    Bosco, la Calliope ……… cementificati oltre 100 mila metri quadrati del territorio
    di Isola delle Femmine 
  •  Piani Particolareggiati  scaduti maggio 2002
  •  ADDIO PIZZO 5 2010
  • Lo scioglimento del Consiglio Comunale di Isola delle Femmine nel 2012




LA SENTENZA  di Appello n 6 2015 depositata il 17 agosto
2015   

….tra la fine degli anni
settanta e l’inizio degli anni ottanta, i clan mafiosi operanti nella zona che
ricomprendeva anche ISOLA DELLE FEMMINE avevano messo le mani sulle
attività  edili del territorio, e tramite
l’uso del PRESTANOME nelle imprese mafiose nonché di TECNICI e di
AMINISTRATORI  compiacenti intendevano
sbaragliare la concorrenza di imprenditori “liberi” quali Enea Vincenzo, anche
attraverso l’uso della forza.

L’impegno dell’edilizia è
un dato che contraddistingue la Cosa Nostra dell’epoca, secondo dati verificati
in numerosi processi relativi a quel periodo e poi rielaborati in numerosi
contributi della letteratura socio-criminologica che porteranno alla
approvazione della legge Rognoni-La Torre proprio del settembre 1982.

Quel fenomeno sancisce il
passaggio dalla “mafia tradizionale” alla “nuova mafia”; e spiega l’attivismo
delle cosche sui mercati legali e non degli anni settanta, evidenziando il peso
di significative sinergie: capacità di organizzare i fattori della produzione
(capitale e lavoro), a cui si collega l’uso strumentale della forza
intimidatoria derivante dai vincoli associativi, come si evince anche
dall’esame del presente processo.

In altri termini, proprio
a partire dagli anni settanta si registra anche nei luoghi come ISOLA DELLE
FEMMINE un “salto di qualità” dell’azione di Cosa Nostra, legato
all’urbanizzazione susseguente all’abbandono delle campagne. Le cosche spostano
i loro interessi. 

Dall’economia agricola passano al settore commerciale e
industriale. I particolare intervengono nel campo dell’edilizia e dei lavori
pubblici. Si perfeziona così un nuovo modello di impresa mafiosa. Radicamento
ed espansione sono propiziate da disponibilità finanziarie elevate, che vengono
dai traffici illeciti (armi,droga, estorsioni, usura): dal ridotto costo del
lavoro, grazie all’intimidazione violenta dei lavoratori e dei sindacalisti;
dalla riduzione dei costi di corruzione e dalla creazione di barriere
all’entrata (con l’istituzione di cartelli, ad esempio nel settore dei PUBBLICI
APPALTI); dallo scoraggiamento della concorrenza con forme subdole di violenza
e prevaricazione.

Scoraggiamento della
concorrenza con  violenza e
prevaricazione  sistematica sono i dati
che emergono dalla storia imprenditoriale degli ultimi anni di Enea Vincenzo,
penalizzato dallo sconfinamento del complesso alberghiero Costa Corsara
riconducibile ad una a società come B.B.P. infiltrata in logiche mafiose
………………………………………………………………… ……………………………….

All'esito dei primi
accertamenti da parte della polizia giudiziaria, il relativo rapporto del 26
ottobre 1982 concludeva con l'evidenziare alcune particolari circostanze:

 - il clima di intimidazione diffusa attorno
alla indagine che ha portato molti testimoni ad assumere un atteggiamento
reticente;

-la convinzione che il
soggetto che avrebbe potuto rendere un contributo decisivo ai fini della
individuazione  dei responsabili
dell'omicidio Enea Vincenzo era da identificare nel figlio della vittima,
Pietro Enea, il quale in quegli anni aveva vissuto ogni giorno al fianco del
padre convivendo con lui l'esperienza lavorativa e l'hobby della pesca;

- la sensazione che il
motivo del silenzio dell'Enea Pietro fosse dettato dall'esigenza di proteggere
i suoi familiari da eventuali ritorsione nel caso in cui avesse deciso di collaborare
con le autorità competenti;



- il movente dell'omicidio
collegato ai rapporti economici 
intercorrenti  tra Enea Vincenzo e
D'Agostino Benedetto e agli interessi di costoro confliggenti con quelli di
imprenditori edili in qualche modo riconducibili al mondo del crimine
organizzato.









POMIERO,BBP SNC,BRUNO FRANCESCO,MUTOLO,RICCOBONO,MACALIZZI,NAIMO,ENEA VINCENZO,VASSALLO GIUSEPPE,COPACABANA,BADALAMENTI,SCIOGLIMENTO CONSIGLIO COMUNALE ISOLA DELLE FEMMINE,ARRESTI DELA GIUNTA 1984 11 OTTOBRE,PRG,PIANI PARTICOLAREGGIATI,1982,



1982, ARRESTI DELLA GIUNTA 1984 11 OTTOBRE, BADALAMENTI, BBP SNC, Bruno Francesco, COPACABANA, Enea Vincenzo, MACALIZZI, MUTOLO, NAIMO, PIANI PARTICOLAREGGIATI, pomiero, PRG, RICCOBONO, Vassallo Giuseppe,







L’omicidio Enea martedì 8 giugno 1982


venerdì 26 febbraio 2016

LA JIHAD OIKOTHEN CAPITOLO 01: “ELIMINATE IL P.M. MUSCO!”





tratto da "http://www.qtsicilia.it"   Venerdi, 26 febbraio 2016


LA JIHAD OIKOTHEN CAPITOLO 01: “ELIMINATE IL P.M. MUSCO!”



Cronaca Mercoledi, 24 febbraio 2016

Fonte: qtsicilia.it

di Adomex

L'insalubre
zona industriale di Siracusa per diversi anni è stata sotto osservazione del
magistrato ambientalista Maurizio Musco.

Le sue
indagini hanno messo in ginocchio le aziende del petrolchimico di Siracusa
costrette a subire diverse condanne per gravi eco-reati, come il traffico o il
trattamento illecito di rifiuti, la gestione illecita di discariche.

Maurizio Musco è il
magistrato, tra l'altro, che è riuscito a fare ottenere risarcimenti alle
famiglie che hanno subito malformazioni a carico dei loro figli, a Siracusa.

Sino alla
metà dell’anno 2011 il dott. Musco era considerato uno dei migliori magistrati
del distretto di Corte d’appello di Catania, uno dei massimi esperti nazionali
in materia di eco-reati.

Poi
succede qualcosa di strano. Musco tocca fili che non avrebbe dovuto toccare.

L’indagine su una società che si occupa di gestione di rifiuti:
la Oikothen. Si tratta di una società che avrebbe voluto, ma ci tenta
ancora, realizzare una piattaforma polifunzionale per il trattamento di rifiuti
pericolosi. Nel corso delle indagini Musco scopriva che “le carte” presentate
ai competenti uffici per ottenere le autorizzazioni, contenevano elementi
falsi, in quanto la realizzazione della discarica incriminata avrebbe
comportato il rischio concreto di compromissione di una falda acquifera nel
Comune di Augusta, falda che compariva e scompariva dalle carte secondo in
quale ufficio resiedevano.

Musco, dopo le dovute
indagini, chiede il rinvio a giudizio dei dirigenti della società Oikothen e
dell’allora sindaco di Augusta Massimo Carrubba e del vice sindaco Nunzio
Perrotta. Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che il comune di Augusta in
seguito verrà sciolto per infiltrazioni mafiose.

I
dirigenti Oikothen optano per il rito abbreviato, mentre Carrubba e Perrotta
chiedono il rito ordinario. All’esito dell’udienza preliminare i dirigenti
Oikothen vengono condannati e Carrubba e Perrotta rinviati a giudizio.

Successivamente
alla sentenza di condanna per i dirigenti della società incriminata, viene
imputato anche il geologo Marco Petitta, perito che era stato nominato dal
giudice come consulente tecnico. Quest’ultimo filone del caso Oikothen viene
assegnato, in sede di udienza preliminare, guarda caso al giudice Vincenzo
Panebianco.

Nel giungo
del 2012, mentre era pendente la predetta udienza preliminare, Musco scopre
che, attraverso un sistema di scatole cinesi, dietro la società Oikothen vi
erano “nomi pesanti” tra cui, guarda caso, proprio la moglie del Giudice
Panebianco, Elena Dessena Quercioli. Il Giudice Panebianco, nonostante ciò,
trattò la prima udienza come se nulla fosse, con nonchalance. Ma il dott.
Musco, accortosi della combine, presentava all’udienza successiva, istanza di
ricusazione del giudice Panebianco, che "sorpreso" dichiarava in
udienza che “apprendeva solo in quel momento” che la propria moglie avesse
cointeressenze economiche con la società Oikothen, decidendo, una volta
scoperto, di astenersi autonomamente.

Come mai
nessuno ha gridato allo scandalo per tutto ciò? La stampa locale, mentre attaccava
Musco, di contro rimaneva assolutamente silente dinnanzi a tale plateale
situazione di incredibile, imbarazzante incompatibilità. Tace la magistratura.
Come mai,
anche il Ministro Paola Severino non ha voluto vederci chiaro sui rapporti tra
Oikothen, la moglie del Giudice Panebianco e lo stesso Giudice Panebianco?
Lo
spieghiamo di seguito.

Continuiamo!

Ad un certo punto della
sua indagine Maurizio Musco scopre, ulteriormente, che dietro la società Oikothen vi
era un altro nome pesantissimo: Emma Marcegaglia. La 
Marcegaglia,
come ben sanno tutti, cura gli interessi dell’omonimo gruppo di famiglia e
negli ultimi anni attraverso una interessante operazione di lifting
d’immagine
 ha cercato di presentarsi pubblicamente come esempio di
esemplare moralità imprenditoriale.

E’
opportuno, però, ricordare che: <<Antonio Marcegaglia, del gruppo
Marcegalia,  ha patteggiato (nel 2004) una condanna a 11 mesi di
reclusione e un risarcimento di circa 6 milioni di euro
>> Non solo,
ma <<dalle sue dichiarazioni rese ai pm è nato un filone d’indagine
forse ancora più imbarazzante per la famiglia mantovana che controlla uno dei
più importanti gruppi siderurgici italiani. Sì, perché grazie alla
collaborazione delle autorità di Berna, la Procura di Milano ha ricostruito una
rete di conti svizzeri alimentati per un decennio da fondi neri dei
Marcegaglia. Un vero tesoretto, che secondo la ricostruzione dei magistrati
sarebbe stato utilizzato dalla famiglia della presidente di Confindustria per
una lunga serie di operazioni riservate
>>. (fonte Il Fatto
Quotidiano).

Questi i
soggetti di cui ci stiamo occupando. Che nel 2012, come è noto, hanno scatenato
a Siracusa un vero e proprio tsunami nei confronti del PM
Musco. Una impressionante campagna mediatica prezzolata, alimentata da interrogazioni
parlamentari ad orologeria, ha fatto si che l’allora Ministro Paola Severino
disponesse un’ispezione nei confronti della Procura di Siracusa. Ispezione
finalizzata a stabilire se il Musco avesse favorito o meno nello svolgimento
della sua attività l’avv. Piero Amara, legale di importanti gruppi industriali
operanti sul territorio nazionale ed internazionale. Una ispezione di
intimidazione e condizionamento dell’azione giurisdizionale la definiremmo,
perchè intrapresa su argomenti che nulla ci azzeccavano con l'inkiesta in
corso. Una macchina del fango ad usum delfinii.

Nonostante
tutto ciò, però, al termine del loro lavoro gli ispettori nominati dal Ministro
Severino,  scrivevano che “l’adombrata corsia preferenziale che
secondo i giornali interessati ed i deputati interroganti sarebbe stata
riservata allo studio dell’avv. Amara si era rivelata di fatto inesistente”.
Coerentemente
gli ispettori non rilevano alcuna anomalia nell’azione giurisdizionale della
Procura aretusea.

Malgrado
tutto ciò, l’allora Ministro Paola Severino sollecita la Dir.
Generale Magistrati (che nulla ha a che vedere con le inchieste ispettive) a
formulare “valutazioni e proposte”. La Dir. Generale Magistrati, dopo qualche
giorno, propone al Ministro di chiedere il trasferimento del dott. Musco sulla
base di “attuali” cointeressenze economiche tra il magistrato e l’avv.
Amara, in controtendenza all'esito dell'ispezione ministeriale. Mentre tace
sulle vere inquietanti incompatibilità di altri.

Il
Ministro Severino, che non era di certo disinteressata agli affari della
famiglia Marcegaglia, sottolineava tali medesime infondate circostanze, circa
le “attuali” cointeressenze economiche e chiedeva al C.S.M. il
trasferimento immediato del dott. Musco.

Il C.S.M.,
nelle more degli accertamenti nel merito, trasferiva in via provvisoria Musco
alla Procura di Palermo, salvo poi reintegrarlo alla Procura di Siracusa.

 E sorgono alcune domande
spontanee:

Come mai
il Ministro Paola Severino, nonostante fosse stato dimostrato che la campagna mediatica
posta in essere nei confronti del Musco si fosse rivelata del tutto infondata,
ha chiesto lo stesso il trasferimento cautelare del Musco? E come mai ha
motivato la sua richiesta affermando falsamente (gli ispettori l'avevano
escluso) “l’attuale cointeressenza economica” tra il dott. Musco e l’avv.
Amara?

Non tocca
a noi rispondere, ma lo affermiamo in questa sede e pubblicamente, per
interrogare chi di competenza e nelle sedi opportune. La sig.ra Paola Severino
non era nelle condizioni di potere formulare nessuna richiesta di trasferimento
nei confronti del dott. Musco, non solo per la impropria, forzata, infondata
richiesta, ma soprattutto perché la stessa è intima amica e sodale
della sig.ra Emma Marcegaglia. Infatti, c’è da dire che, oltre al rapporto
di amicizia esiste anche una collaborazione tra le due presso l’Università
Luiss di Roma di proprietà di Confindustria, essendo la Severino, “Protettore
Vicario dell’Ateneo” e la Marcegalia, “Presidente della Luiss” stessa.

E’ del
tutto evidente che la sig.ra Paola Severino avrebbe dovuto astenersi dal
trattare una vicenda che riguardava il magistrato che indagava nei confronti
della società della sua amica e sodale Emma Marcegaglia, per il quale progetto
la stessa aveva investito parecchio.

Purtroppo la
sig.ra Severino sebbene sia molto brava, come anche la sua amica Emma, a curare
la sua immagine pubblica (era stata proposta addirittura, cose da pazzi, come
Presidente della Repubblica) non è stata altrettanto brava a valutare la
sussistenza in capo a se stessa (nei confronti degli altri però si) gli
obblighi e l’opportunità dell’astensione.

In
sintesi: il dott. Musco apre un’indagine contro la società Oikothen e, non
appena arriva alla famiglia Marcegaglia, “guarda caso” la sig.ra Severino,
intima amica della sig.ra Emma, prima dispone un’ispezione a Siracusa e poi
chiede il trasferimento del magistrato, nonostante l’esito dell’ispezione
consideri inesistenti i cd favoritismi ambientali nel rapporto Musco/Amara.

Ma nulla
dice il ministro che nel corso delle indagini si scopre che facevano parte
della società Oikothen la famiglia Marcegaglia e la moglie del Giudice
Panebianco, che dopo la richiesta di rinvio a giudizio, si trova, guarda
caso, come Giudice dell’udienza preliminare. Bravo il dott. Vincenzo Panebianco.
Il dott. Musco, avendo scoperto il tutto, ricusa Panebianco, il quale è
costretto ad astenersi. A questo punto si infiamma il terremoto mediatico
contro il dott. Musco.

Il giudice
Panebianco, marito incompatibile della socia Oikothen, insieme ad altri
magistrati tra cui il dott. Antonio Nicastro ed il dott. Andrea Palmieri (di
cui si parleremo in altra puntata) facevano parte della locale sezione
dell’ANM, che puntarono il dito contro il dott. Musco e sollecitarono
l’ispezione del Ministro della Giustizia, Paola Severino, amica interessata
della sig.ra Emma Marcegaglia.

Ma nessuno
di questi si è mai posto il problema del necessario obbligo di astensione per
le evidenti incompatibilità in cui si trovavano, il Panebianco nel porsi a
giudice di sua moglie e il Ministro, amica della Marcegaglia, a disporre
l’ispezione nei confronti della Procura di Siracusa e del dott. Musco fino a
chiederne il trasferimento da Siracusa per non essersi astenuto dalla
trattazione di procedimenti in cui Amara era difensore. In effetti lo si voleva
eliminare, troppo scomodo per gli affari della famiglia.

La sig.ra
Severino non ha mai avuto la tensione morale né il pudore di astenersi dal
decidere le sorti di un magistrato che indagava contro la sua amica/sodale.
Anche quando gli ispettori nominati dal Ministro al momento della consegna
della loro relazione non avevano proposto la misura del trasferimento del dott.
Musco. Lo stesso, però,veniva trasferito ugualmente, evidentemente, per
eliminare l’ostacolo agli affari “sporchi” della Oikothen.

Se questa è la
Giustizia...Ma non finisce qui. Alla prossima puntata.

Link utili:





IL COMUNE DICE SI ALLA PIATTAFORMA POLIFUNZIONALE OIKOTHEN nonostante la opposizione ferma e decisa dei cittadini di Augusta.



Una sciagura annunciata, un delitto perpetrato dalle lobby economiche, politiche e sindacali ai danni dei cittadini di Augusta!
I Cittadini di Augusta esprimono tutta la loro delusione per l’incoerenza ed il pressappochismo con cui è stata rilasciata dal Comune di Augusta l’autorizzazione alla “Piattaforma Oikothen per rifiuti pericolosi e non” nonostante la già accertata insostenibile situazione igienico-sanitaria del territorio.


Mettiamo a conoscenza dei cittadini i fatti su cui riflettere:


- il 15.11.05 la Provincia aveva espresso parere negativo all’impianto Oikothen (che prevede trattamenti di inertizzazione e bonifica per 140.000 t/a di rifiuti e due discariche per 500.000 m3 di rifiuti, di cui 200.000 pericolosi) per il rischio alla salute e per l’inquinamento irreversibile della falda acquifera derivante dalle discariche che sono previste proprio nella zona di ricarica idrica dove già esistono ben 13 pozzi profondi che alimentano l’acquedotto comunale di Augusta;


- il 3.06.06 il Comune di Augusta ed il 5.06.06 l’Assessorato Regionale al Territorio (ARTA) esprimevano parere negativo agli scarichi dell’inceneritore Oikothen;


- il 24/10/06, a fronte di tali dinieghi, l'Oikothen, nella riunione presso gli Uffici 3 dell’ARTA, comunicava l’intendimento di voler realizzare la piattaforma priva del previsto inceneritore, cioè “ridimensionata”e ne chiedeva le autorizzazioni.


La piattaforma così “ridimensionata”, a giudizio di tecnici e giuristi, rappresenta un nuovo e diverso impianto per il quale necessita un nuovo progetto con una nuova VIA e con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).


Nella stessa riunione del 24/10/06 il prof. Parmaliana, consulente del Comune di Augusta, invece di sostenere che non si può dare parere a un progetto prima che questo venga regolarmente presentato, si riservava di esprimerlo entro i 10 giorni successivi.


- Il 17.11.06, nella riunione indetta dai DS di Augusta ed allargata a PRC, PC e PSI sull’escamotage del “ridimensionamento Oikothen”, si propose di non accettare in Consiglio Comunale la piattaforma Oikothen “ridimensionata” ed il nostro Comitato, con lettera aperta del 20.11.2006, evidenziava la inammissibile ed assurda richiesta di parere su un impianto nuovo privo di progetto, invitando il Comune a non darne alcuno.


- Il 30.11.06 l’ing. Franco Formica, Dirigente del V settore del Comune di Augusta, esprimeva parere favorevole, ai soli fini degli scarichi atmosferici, alla Piattaforma Oikothen “ridimensionata” pur sapendo che questa prevedeva sempre le 2 pericolosissime discariche e gli impianti di inertizzazione e bonifica.


Venivano così azzerati i pareri “non favorevoli” in precedenza espressi dal nostro Comune sull’Oikothen. Venivano ignorate le promesse del Sindaco Carrubba, che “non avrebbe mai autorizzato alcun nuovo insediamento industriale nel nostro territorio”. Ma Sindaco, Amministratori, Politici e Sindacati erano veramente all’oscuro di tutto? Sconoscevano forse la riserva di Parmaliana ed il parere del Formica? Sconoscevano lo stato in cui versa il nostro Territorio dal punto di vista sanitario ed ambientale?


Sindaco, Amministratori, Politici e Sindacati, è così che ci rappresentate in problemi tanto scottanti? Ora che non potete più dire “non lo sapevamo” cosa intendete fare?


E’ risaputo che una seria ed impegnata Amministrazione Comunale può rimediare ai gravi errori del Parmaliana e del Formica ritirando, in autototutela, il parere favorevole espresso da quest’ultimo sulla piattaforma Oikothen. 


Augusta 11.04.2007

Dal “Comitato Cittadino di Augusta Contro gli Inceneritori e per il Diritto alla Vita” aderente a “Decontaminazione Sicilia” Coordinamento Regionale dei Comitati Civici.


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LA JIHAD OIKOTHEN CAPITOLO 01: “ELIMINATE IL P.M. MUSCO!”





tratto da "http://www.qtsicilia.it"   Venerdi, 26 febbraio 2016


LA JIHAD OIKOTHEN CAPITOLO 01: “ELIMINATE IL P.M. MUSCO!”



Cronaca Mercoledi, 24 febbraio 2016

Fonte: qtsicilia.it

di Adomex

L'insalubre
zona industriale di Siracusa per diversi anni è stata sotto osservazione del
magistrato ambientalista Maurizio Musco.

Le sue
indagini hanno messo in ginocchio le aziende del petrolchimico di Siracusa
costrette a subire diverse condanne per gravi eco-reati, come il traffico o il
trattamento illecito di rifiuti, la gestione illecita di discariche.

Maurizio Musco è il
magistrato, tra l'altro, che è riuscito a fare ottenere risarcimenti alle
famiglie che hanno subito malformazioni a carico dei loro figli, a Siracusa.

Sino alla
metà dell’anno 2011 il dott. Musco era considerato uno dei migliori magistrati
del distretto di Corte d’appello di Catania, uno dei massimi esperti nazionali
in materia di eco-reati.

Poi
succede qualcosa di strano. Musco tocca fili che non avrebbe dovuto toccare.

L’indagine su una società che si occupa di gestione di rifiuti:
la Oikothen. Si tratta di una società che avrebbe voluto, ma ci tenta
ancora, realizzare una piattaforma polifunzionale per il trattamento di rifiuti
pericolosi. Nel corso delle indagini Musco scopriva che “le carte” presentate
ai competenti uffici per ottenere le autorizzazioni, contenevano elementi
falsi, in quanto la realizzazione della discarica incriminata avrebbe
comportato il rischio concreto di compromissione di una falda acquifera nel
Comune di Augusta, falda che compariva e scompariva dalle carte secondo in
quale ufficio resiedevano.

Musco, dopo le dovute
indagini, chiede il rinvio a giudizio dei dirigenti della società Oikothen e
dell’allora sindaco di Augusta Massimo Carrubba e del vice sindaco Nunzio
Perrotta. Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che il comune di Augusta in
seguito verrà sciolto per infiltrazioni mafiose.

I
dirigenti Oikothen optano per il rito abbreviato, mentre Carrubba e Perrotta
chiedono il rito ordinario. All’esito dell’udienza preliminare i dirigenti
Oikothen vengono condannati e Carrubba e Perrotta rinviati a giudizio.

Successivamente
alla sentenza di condanna per i dirigenti della società incriminata, viene
imputato anche il geologo Marco Petitta, perito che era stato nominato dal
giudice come consulente tecnico. Quest’ultimo filone del caso Oikothen viene
assegnato, in sede di udienza preliminare, guarda caso al giudice Vincenzo
Panebianco.

Nel giungo
del 2012, mentre era pendente la predetta udienza preliminare, Musco scopre
che, attraverso un sistema di scatole cinesi, dietro la società Oikothen vi
erano “nomi pesanti” tra cui, guarda caso, proprio la moglie del Giudice
Panebianco, Elena Dessena Quercioli. Il Giudice Panebianco, nonostante ciò,
trattò la prima udienza come se nulla fosse, con nonchalance. Ma il dott.
Musco, accortosi della combine, presentava all’udienza successiva, istanza di
ricusazione del giudice Panebianco, che "sorpreso" dichiarava in
udienza che “apprendeva solo in quel momento” che la propria moglie avesse
cointeressenze economiche con la società Oikothen, decidendo, una volta
scoperto, di astenersi autonomamente.

Come mai
nessuno ha gridato allo scandalo per tutto ciò? La stampa locale, mentre attaccava
Musco, di contro rimaneva assolutamente silente dinnanzi a tale plateale
situazione di incredibile, imbarazzante incompatibilità. Tace la magistratura.
Come mai,
anche il Ministro Paola Severino non ha voluto vederci chiaro sui rapporti tra
Oikothen, la moglie del Giudice Panebianco e lo stesso Giudice Panebianco?
Lo
spieghiamo di seguito.

Continuiamo!

Ad un certo punto della
sua indagine Maurizio Musco scopre, ulteriormente, che dietro la società Oikothen vi
era un altro nome pesantissimo: Emma Marcegaglia. La 
Marcegaglia,
come ben sanno tutti, cura gli interessi dell’omonimo gruppo di famiglia e
negli ultimi anni attraverso una interessante operazione di lifting
d’immagine
 ha cercato di presentarsi pubblicamente come esempio di
esemplare moralità imprenditoriale.

E’
opportuno, però, ricordare che: <<Antonio Marcegaglia, del gruppo
Marcegalia,  ha patteggiato (nel 2004) una condanna a 11 mesi di
reclusione e un risarcimento di circa 6 milioni di euro
>> Non solo,
ma <<dalle sue dichiarazioni rese ai pm è nato un filone d’indagine
forse ancora più imbarazzante per la famiglia mantovana che controlla uno dei
più importanti gruppi siderurgici italiani. Sì, perché grazie alla
collaborazione delle autorità di Berna, la Procura di Milano ha ricostruito una
rete di conti svizzeri alimentati per un decennio da fondi neri dei
Marcegaglia. Un vero tesoretto, che secondo la ricostruzione dei magistrati
sarebbe stato utilizzato dalla famiglia della presidente di Confindustria per
una lunga serie di operazioni riservate
>>. (fonte Il Fatto
Quotidiano).

Questi i
soggetti di cui ci stiamo occupando. Che nel 2012, come è noto, hanno scatenato
a Siracusa un vero e proprio tsunami nei confronti del PM
Musco. Una impressionante campagna mediatica prezzolata, alimentata da interrogazioni
parlamentari ad orologeria, ha fatto si che l’allora Ministro Paola Severino
disponesse un’ispezione nei confronti della Procura di Siracusa. Ispezione
finalizzata a stabilire se il Musco avesse favorito o meno nello svolgimento
della sua attività l’avv. Piero Amara, legale di importanti gruppi industriali
operanti sul territorio nazionale ed internazionale. Una ispezione di
intimidazione e condizionamento dell’azione giurisdizionale la definiremmo,
perchè intrapresa su argomenti che nulla ci azzeccavano con l'inkiesta in
corso. Una macchina del fango ad usum delfinii.

Nonostante
tutto ciò, però, al termine del loro lavoro gli ispettori nominati dal Ministro
Severino,  scrivevano che “l’adombrata corsia preferenziale che
secondo i giornali interessati ed i deputati interroganti sarebbe stata
riservata allo studio dell’avv. Amara si era rivelata di fatto inesistente”.
Coerentemente
gli ispettori non rilevano alcuna anomalia nell’azione giurisdizionale della
Procura aretusea.

Malgrado
tutto ciò, l’allora Ministro Paola Severino sollecita la Dir.
Generale Magistrati (che nulla ha a che vedere con le inchieste ispettive) a
formulare “valutazioni e proposte”. La Dir. Generale Magistrati, dopo qualche
giorno, propone al Ministro di chiedere il trasferimento del dott. Musco sulla
base di “attuali” cointeressenze economiche tra il magistrato e l’avv.
Amara, in controtendenza all'esito dell'ispezione ministeriale. Mentre tace
sulle vere inquietanti incompatibilità di altri.

Il
Ministro Severino, che non era di certo disinteressata agli affari della
famiglia Marcegaglia, sottolineava tali medesime infondate circostanze, circa
le “attuali” cointeressenze economiche e chiedeva al C.S.M. il
trasferimento immediato del dott. Musco.

Il C.S.M.,
nelle more degli accertamenti nel merito, trasferiva in via provvisoria Musco
alla Procura di Palermo, salvo poi reintegrarlo alla Procura di Siracusa.

 E sorgono alcune domande
spontanee:

Come mai
il Ministro Paola Severino, nonostante fosse stato dimostrato che la campagna mediatica
posta in essere nei confronti del Musco si fosse rivelata del tutto infondata,
ha chiesto lo stesso il trasferimento cautelare del Musco? E come mai ha
motivato la sua richiesta affermando falsamente (gli ispettori l'avevano
escluso) “l’attuale cointeressenza economica” tra il dott. Musco e l’avv.
Amara?

Non tocca
a noi rispondere, ma lo affermiamo in questa sede e pubblicamente, per
interrogare chi di competenza e nelle sedi opportune. La sig.ra Paola Severino
non era nelle condizioni di potere formulare nessuna richiesta di trasferimento
nei confronti del dott. Musco, non solo per la impropria, forzata, infondata
richiesta, ma soprattutto perché la stessa è intima amica e sodale
della sig.ra Emma Marcegaglia. Infatti, c’è da dire che, oltre al rapporto
di amicizia esiste anche una collaborazione tra le due presso l’Università
Luiss di Roma di proprietà di Confindustria, essendo la Severino, “Protettore
Vicario dell’Ateneo” e la Marcegalia, “Presidente della Luiss” stessa.

E’ del
tutto evidente che la sig.ra Paola Severino avrebbe dovuto astenersi dal
trattare una vicenda che riguardava il magistrato che indagava nei confronti
della società della sua amica e sodale Emma Marcegaglia, per il quale progetto
la stessa aveva investito parecchio.

Purtroppo la
sig.ra Severino sebbene sia molto brava, come anche la sua amica Emma, a curare
la sua immagine pubblica (era stata proposta addirittura, cose da pazzi, come
Presidente della Repubblica) non è stata altrettanto brava a valutare la
sussistenza in capo a se stessa (nei confronti degli altri però si) gli
obblighi e l’opportunità dell’astensione.

In
sintesi: il dott. Musco apre un’indagine contro la società Oikothen e, non
appena arriva alla famiglia Marcegaglia, “guarda caso” la sig.ra Severino,
intima amica della sig.ra Emma, prima dispone un’ispezione a Siracusa e poi
chiede il trasferimento del magistrato, nonostante l’esito dell’ispezione
consideri inesistenti i cd favoritismi ambientali nel rapporto Musco/Amara.

Ma nulla
dice il ministro che nel corso delle indagini si scopre che facevano parte
della società Oikothen la famiglia Marcegaglia e la moglie del Giudice
Panebianco, che dopo la richiesta di rinvio a giudizio, si trova, guarda
caso, come Giudice dell’udienza preliminare. Bravo il dott. Vincenzo Panebianco.
Il dott. Musco, avendo scoperto il tutto, ricusa Panebianco, il quale è
costretto ad astenersi. A questo punto si infiamma il terremoto mediatico
contro il dott. Musco.

Il giudice
Panebianco, marito incompatibile della socia Oikothen, insieme ad altri
magistrati tra cui il dott. Antonio Nicastro ed il dott. Andrea Palmieri (di
cui si parleremo in altra puntata) facevano parte della locale sezione
dell’ANM, che puntarono il dito contro il dott. Musco e sollecitarono
l’ispezione del Ministro della Giustizia, Paola Severino, amica interessata
della sig.ra Emma Marcegaglia.

Ma nessuno
di questi si è mai posto il problema del necessario obbligo di astensione per
le evidenti incompatibilità in cui si trovavano, il Panebianco nel porsi a
giudice di sua moglie e il Ministro, amica della Marcegaglia, a disporre
l’ispezione nei confronti della Procura di Siracusa e del dott. Musco fino a
chiederne il trasferimento da Siracusa per non essersi astenuto dalla
trattazione di procedimenti in cui Amara era difensore. In effetti lo si voleva
eliminare, troppo scomodo per gli affari della famiglia.

La sig.ra
Severino non ha mai avuto la tensione morale né il pudore di astenersi dal
decidere le sorti di un magistrato che indagava contro la sua amica/sodale.
Anche quando gli ispettori nominati dal Ministro al momento della consegna
della loro relazione non avevano proposto la misura del trasferimento del dott.
Musco. Lo stesso, però,veniva trasferito ugualmente, evidentemente, per
eliminare l’ostacolo agli affari “sporchi” della Oikothen.

Se questa è la
Giustizia...Ma non finisce qui. Alla prossima puntata.

Link utili:





IL COMUNE DICE SI ALLA PIATTAFORMA POLIFUNZIONALE OIKOTHEN nonostante la opposizione ferma e decisa dei cittadini di Augusta.



Una sciagura annunciata, un delitto perpetrato dalle lobby economiche, politiche e sindacali ai danni dei cittadini di Augusta!
I Cittadini di Augusta esprimono tutta la loro delusione per l’incoerenza ed il pressappochismo con cui è stata rilasciata dal Comune di Augusta l’autorizzazione alla “Piattaforma Oikothen per rifiuti pericolosi e non” nonostante la già accertata insostenibile situazione igienico-sanitaria del territorio.


Mettiamo a conoscenza dei cittadini i fatti su cui riflettere:


- il 15.11.05 la Provincia aveva espresso parere negativo all’impianto Oikothen (che prevede trattamenti di inertizzazione e bonifica per 140.000 t/a di rifiuti e due discariche per 500.000 m3 di rifiuti, di cui 200.000 pericolosi) per il rischio alla salute e per l’inquinamento irreversibile della falda acquifera derivante dalle discariche che sono previste proprio nella zona di ricarica idrica dove già esistono ben 13 pozzi profondi che alimentano l’acquedotto comunale di Augusta;


- il 3.06.06 il Comune di Augusta ed il 5.06.06 l’Assessorato Regionale al Territorio (ARTA) esprimevano parere negativo agli scarichi dell’inceneritore Oikothen;


- il 24/10/06, a fronte di tali dinieghi, l'Oikothen, nella riunione presso gli Uffici 3 dell’ARTA, comunicava l’intendimento di voler realizzare la piattaforma priva del previsto inceneritore, cioè “ridimensionata”e ne chiedeva le autorizzazioni.


La piattaforma così “ridimensionata”, a giudizio di tecnici e giuristi, rappresenta un nuovo e diverso impianto per il quale necessita un nuovo progetto con una nuova VIA e con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).


Nella stessa riunione del 24/10/06 il prof. Parmaliana, consulente del Comune di Augusta, invece di sostenere che non si può dare parere a un progetto prima che questo venga regolarmente presentato, si riservava di esprimerlo entro i 10 giorni successivi.


- Il 17.11.06, nella riunione indetta dai DS di Augusta ed allargata a PRC, PC e PSI sull’escamotage del “ridimensionamento Oikothen”, si propose di non accettare in Consiglio Comunale la piattaforma Oikothen “ridimensionata” ed il nostro Comitato, con lettera aperta del 20.11.2006, evidenziava la inammissibile ed assurda richiesta di parere su un impianto nuovo privo di progetto, invitando il Comune a non darne alcuno.


- Il 30.11.06 l’ing. Franco Formica, Dirigente del V settore del Comune di Augusta, esprimeva parere favorevole, ai soli fini degli scarichi atmosferici, alla Piattaforma Oikothen “ridimensionata” pur sapendo che questa prevedeva sempre le 2 pericolosissime discariche e gli impianti di inertizzazione e bonifica.


Venivano così azzerati i pareri “non favorevoli” in precedenza espressi dal nostro Comune sull’Oikothen. Venivano ignorate le promesse del Sindaco Carrubba, che “non avrebbe mai autorizzato alcun nuovo insediamento industriale nel nostro territorio”. Ma Sindaco, Amministratori, Politici e Sindacati erano veramente all’oscuro di tutto? Sconoscevano forse la riserva di Parmaliana ed il parere del Formica? Sconoscevano lo stato in cui versa il nostro Territorio dal punto di vista sanitario ed ambientale?


Sindaco, Amministratori, Politici e Sindacati, è così che ci rappresentate in problemi tanto scottanti? Ora che non potete più dire “non lo sapevamo” cosa intendete fare?


E’ risaputo che una seria ed impegnata Amministrazione Comunale può rimediare ai gravi errori del Parmaliana e del Formica ritirando, in autototutela, il parere favorevole espresso da quest’ultimo sulla piattaforma Oikothen. 


Augusta 11.04.2007

Dal “Comitato Cittadino di Augusta Contro gli Inceneritori e per il Diritto alla Vita” aderente a “Decontaminazione Sicilia” Coordinamento Regionale dei Comitati Civici.


AUGUSTA,MUSCO MAURIZIO,OIHOTHEN,SIRACUSA,RIFIUTI PERICOLOSI,CARRUBBA MASSIMO,PERROTTA,PETITTA,PANEBIANCO VINCENZO,QUERCIOLI DESSENA ELENA,SEVERINO PAOLA,MERCEGAGLIA EMMA,AMARA,BAMBINI MALFORMATI