La nostra Isola

venerdì 14 febbraio 2014

La guerra del cemento, 4 anni di battaglie infuocate nella Bassa Padovana





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La guerra del cemento, 4 anni di battaglie infuocate nella Bassa Padovana

di Alice Cavicchioli


MONSELICE 13 Feb - Monselice, provincia di Padova. Qui, nel 2010, comincia una storia che oggi, dopo 4 anni, non è ancora finita, e che lascia dietro di sé una ferita profonda, aperta fra gli abitanti che le cronache hanno diviso in ambientalisti da un lato e lavoratori dall’altro, ma che di fatto non sono nient’altro che cittadini, stretti nella morsa di una battaglia che li ha messi gli uni contro gli altri.







A innescare la miccia è il revamping di Italcementi, un progetto di ristrutturazione presentato da una delle tre cementerie che – con una concentrazione che non ha eguali in Europa – insistono nell’area dei Colli Euganei tutte nel raggio di 5 chilometri. Sul piatto c’è un investimento da 160 milioni di euro che prevede anche una torre di preriscaldo alta 110 metri, poi scesi a 89, e la garanzia di occupazione per i lavoratori. Senza il revamping gli operai rischiano il posto e dunque sostengono compatti la sua attuazione.









I comitati “E noi?” e “Lasciateci respirare”, supportati da una buona fetta di cittadini, associazioni e un inaspettato fronte trasversale composto da molte amministrazioni del territorio, nell’opera vedono invece uno sfregio ambientale nel cuore del Parco Colli e temono da parte della cementeria l’utilizzo di rifiuti come combustibile, con conseguenti rischi sanitari per la popolazione. La produzione di cemento nel 2010 è già in forte calo e il sospetto dei comitati è che l’industria punti sull’uso di materiale di scarto per abbattere i costi nel quadro di un mercato in declino. La popolazione convive dagli anni ’50 con tre attività industriali classificate come insalubri di 1° classe.









La situazione della Bassa è percepita “a rischio” da molti, e proprio da un approfondimento sulle vicende di questo territorio nasce anche il documentario “Nel mio giardino” (dal quale sono state tratte le immagini per questo servizio), realizzato da Cristian Cesaro, Fabio Lessio, Santo Bruno e davide Donnola. I dati epidemiologici dell’Usl 17 sull’incidenza dei tumori nell’area dimostrano un tasso di mortalità che rientra nella media degli altri Comuni, ma per Francesco Miazzi, portavoce del comitato “Lasciateci respirare”, il rapporto non è rassicurante come sembra: “Se è vero che la mortalità è nella media - e questo anche grazie ai progressi medici - il numero delle persone che si ammalano invece è in aumento” sottolinea Miazzi, che a Monselice è anche consigliere comunale.









“Quello che non hanno voluto tirare fuori – sostiene – sono i numeri, tratti dallo stesso documento e relativi al tasso di patologie respiratorie registrate nell’Usl 17”: affetti da insufficienza respiratoria e malati cronici di asma qui sarebbero risultati molto più numerosi rispetto alla tendenza regionale.




Sul fronte opposto ci sono i lavoratori della cementeria che temono per il loro avvenire. La crisi preme, e lo spettro della disoccupazione avanza.





Si può scegliere tra la salute e il lavoro? Fra il bene dei singoli nell’immediato e il bene di una comunità nel suo futuro? Sono domande davanti alle quali un cittadino non dovrebbe mai trovarsi, le stesse che hanno finito per spaccare la popolazione, dividendola proprio su ciò che la dovrebbe unire, cioè il destino del proprio territorio.


Comincia una battaglia legale che vedrà due sentenza del Tar bocciare il revamping. Parallelamente la procura di Padova mette sotto inchiesta il sindaco di Monselice Francesco Lunghi e l’allora presidente del Parco Colli Chiara Matteazzi, favorevoli al revamping. Le indagini condotte dai carabinieri del Noe di Venezia arrivano ad ipotizzare i reati di corruzione e abuso di ufficio volti a garantire l’approvazione e la realizzazione del progetto. Lo stesso Tar del Veneto, nel maggio del 2012, nell’annullare l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dall’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei e la delibera della giunta provinciale con cui si era espresso il parere di compatibilità ambientale favorevole, dispone la trasmissione degli atti alla Procura ritenendo “necessario che essa verifichi se l’illegittimo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica impugnata abbia comportato la commissione di reati”.

Seguono due anni di indagini con tanto di intercettazioni e pedinamenti. Il sospetto dei carabinieri è che i ripensamenti di vari amministratori pubblici prima contrari e poi favorevoli al progetto Italcementi “si affiancasse a situazioni di favore come compensi e nuovi incarichi”. Ma il 20 dicembre 2013 il sostituto procuratore, pur sottolineando la condotta “non del tutto chiara” degli indagati, chiede l’archiviazione del caso in assenza di elementi idonei a esercitare l’azione penale. I comitati si oppongono e la decisione, ad oggi, è quindi affidata al gip. Nel frattempo il Consiglio di Stato, a fine 2012, ha ribaltato anche la seconda sentenza del Tar. Italcementi può, dunque, fare il revamping.

Ma il progetto, con la crisi del cemento al suo apice, è ormai tramontato. La colpa, per il sindaco Lunghi e il suo vice, è dei comitati, di chi si è opposto, tanto da annunciare contro di loro una class action. Eppure, perfino il sindacato, che rappresenta i lavoratori, non attribuisce ai comitati la retromarcia sul revamping, ma alla crisi del settore e alle mutazioni del mercato.

Perché allora questa class action? Francesco Miazzi tira in ballo l’imminente campagna elettorale per il comune di Monselice e parla di “ennesimo tentativo intimidatorio”. Intanto, i forni del cementificio si spengono, lo stabilimento dopo essere stato “declassato” a centro di macinazione, a fine gennaio di quest’anno viene chiuso e al termine di una vertenza sindacale condotta in un clima esacerbato su ogni fronte, i sindacati ottengono per tutti i lavoratori la cassa integrazione straordinaria per almeno due anni, potenzialmente rinnovabile per altri due. Nel frattempo la speranza è che la politica ricomponga ciò che ha diviso, disegnando per Monselice e per la Bassa Padovana strade di sviluppo alternative.
 
13 febbraio 2014


http://notizie.tiscali.it/regioni/veneto/feeds/14/02/13/t_76_20140213_1129_video_07.html?veneto&fb_action_ids=10201589482795714&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B648637611861237%5D&action_type_map=%5B%22og.recommends%22%5D&action_ref_map=%5B%5D

Combustione petcoke
Borgo Venusio insorge contro la Valdadige 

 “L’uso del petcoke fa paura: a meno di un chilometro dalle case. La Regione deve revocare l’Aia. Le carte subito in Procura”. Residenti preoccupati dal progetto aziendale. Genchi: “Verificheremo il rispetto di tutte le prescrizioni”.



di PIERO QUARTO
Combustione petcoke
Borgo Venusio insorge contro la Valdadige

I fumi che preoccupano i residenti
MATERA - Il petcoke fa paura. E’ la reazione che sta montando in queste ore da parte dei residenti del Borgo Venusio. La causa è il prossimo avvio da parte dell’azienda Valdadige di un progetto di utilizzo come combustile del petcoke.
Un progetto che, dopo l’autorizzazione ambientale dell’agosto 2010, sembra essere sul pronto di partire.
Ieri doveva essere il giorno fatidico per l’utilizzo di petcoke da parte della Valdadige. Almeno questa era la voce che aveva preoccupato i residenti e a cui è seguito un rinvio, pare tecnico, di qualche giorno per applicare al meglio il progetto.
I residenti però sono fortemente allarmati anche perchè poco convinti da quanto hanno letto nell’autorizzazione ambientale emanata dalla Regione. Una delibera del 10 agosto 2010 della giunta regionale che visti i pareri favorevoli ha dato l’autorizzazione integrata ambientale a Valdadige.
«E’ una cosa scandalosa e per la quale chiediamo sin da subito la revoca dell’autorizzazione emanata dalla Regione» spiega Mimmo Genchi residente di Venusio conosciuto anche per il suo impegno politico, «andremo a verificare nel dettaglio il contenuto ed il rispetto di tutte quante le prescrizioni che sono contenute all’interno dell’autorizzazione e procederemo anche a fare un esposto alla Procura della Repubblica su questi fatti.
La cosa che mi pare di maggiore impatto anche in prima battuta è il fatto che esiste una tabella che sintetizza tutti gli elementi nel raggio di un chilometro e si dice che in realtà non ci siano case di abitazione civile. Io abito a circa 600 metri da quell’azienda e conto vicino a me nel borgo vecchio di Venusio almeno una dozzina di famiglie con figli anche piccoli che sono nella stessa situazione.
Devo poi anche aggiungere che nel raggio di un chilometro ci sono nuove abitazioni residenziali ed anche una parte del borgo nuovo.
Non riesco pertanto a capire come è possibile che si possa arrivare ad una decisione del genere senza aver completato nemmeno una semplice verifica territoriale come questa che con i mezzi di oggi mi pare anche molto semplice da poter svolgere». Genchi aggiunge ancora senza accennare assolutamente a fermarsi: «trovo poi oltremodo grave che vi possa essere una conferenza di servizi che dia un’autorizzazione con parere favorevole di Regione, Provincia e Comune su una cosa del genere che può creare problemi a persone che si trovano nel raggio di un chilometro».
Magra la consolazione a cui arriva Genchi anche da ex consigliere comunale ricordando che «oramai a tutela dei territori sono rimasti solamente i cittadini e nessun altro.
Bisognerà nelle prossime settimane chiarire immediatamente quest’incongruenza ed arrivare a verificare nel dettaglio ciascuna delle prescrizioni Aia che sono contenuto in quel documento». In questi ultimi giorni la preoccupazione dei cittadini è cresciuta tanto che ieri mattina era stata paventata, e poi rinviata, una sorta di manifestazione di protesta nell’ottica di un avvio del progetto di utilizzo del petcoke da parte dell’azienda.
In una posizione diversa ma di sostanziale attesa anche a garanzia del proprio lavoro sono anche i 64 dipendenti della Valdadige in cassa integrazione straordinaria dal dicembre scorso per i prossimi dodici mesi e per i quali è stato chiesto a livello sindacale il massimo delle sicurezze rispetto all’approvazione e la realizzazione del progetto. «Prendendo atto dell’autorizzazione ma anche della necessità che ci siano tutti i quanti i via libera e i permessi necessari per poter procedere con il progetto messo in campo dall’azienda» dicono fonti sindacali. Anche in questo caso vi sarebbe grande attenzione nei diversi passaggi che verranno posti in essere.
La questione che si sta trascinando da non poco tempo visto che l’autorizzazione risale al 2010 sembra essere oramai arrivata ad un punto di svolta. Valdadige sembra pronta a partire con l’utilizzo del petcoke ma in realtà la preoccupazione dei residenti è al massimo.
«Case, famiglie e bambini ed un intero borgo sono preoccupati per questo tipo di iniziativa» conclude Mimmo Genchi.

A fine luglio 2010 i pareri favorevoli nel corso della conferenza di servizi
Questi alcuni passaggi dell’autorizzazione di agosto 2010 che dà il via libera al progetto di Valdadige da parte del Dipartimento ambiente della Regione Basilicata che ha effettuato l’istruttoria sulla richiesta che era stata avanzata da parte dell’azienda..
«L’Azienda ha in progetto l’impiego del “pet-coke” sia nell’impasto che per uso combustibile.
Si ribadisce che durante lo scarico del pet-coke sarà attivo un impianto di aspirazione ed abbattimento delle polveri che si possono generare durante questa fase, che confluisce nel punto di emissione E5».
«Aggiungere una minima quantità di pet-coke nell’impasto permette di velocizzare il ciclo di cottura: la combustione di tale materiale all’interno del prodotto, infatti, consente a quest’ultimo di raggiungere più rapidamente ed efficacemente le temperature di cottura.
Quanto all’utilizzo come combustibile del coke da petrolio con un contenuto in zolfo non superiore al 1% in massa, la ditta ritiene economicamente vantaggiosa tale possibilità.
E’ possibile utilizzare come combustibile il coke da petrolio con un contenuto in zolfo non superiore al 6% in massa  “negli impianti in cui durante il processo produttivo i composti dello zolfo siano fissati o combinati in percentuale non inferiore al 60% con il prodotto ottenuto”.
L’aggiunta nell’impasto di una minima percentuale di pet-coke, inoltre, non solo permette di velocizzare i tempi di cottura, ma anche di limitare le emissioni degli ossidi di zolfo.
Infine la posizione all’interno del forno di cottura dei bruciatori a metano a monte di quelli che utilizzano il combustibile solido (attualmente antracite, ma pet-coke nelle intenzioni della ditta) è, secondo il proponente, strategica perché consente di abbattere gli eventuali residui incombusti del combustibile solido».
Infine il dato sulla conferenza di servizi per acquisire i pareri sul progetto in questione si è svolta presso il Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità della Regione Basilicata.
Il 29 luglio 2010 hanno dato parere la Provincia di Matera – Ufficio Ambiente, che ha espresso parere favorevole, l’azienda Sanitaria di Matera che ha espresso parere favorevole, il  Comune di Matera del settore Urbanistica, che ha espresso parere favorevole e l’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata (A.R.P.A.B.), che ha espresso parere favorevole, per le competenze in materia di monitoraggio ambientale».
p.quarto@luedi.it 
mercoledì 29 gennaio 2014 09:15

http://www.ilquotidianodellacalabria.it/news/cronache/722016/Combustione-petcoke--Borgo-Venusio-insorge.html




Valdadige brucia il petcoke
I sindacati chiedono lo stop

L'azienda avvia il progetto di autorizzazione regionale del 2010 per bruciare, seppur in maniera limitata il derivato del petrolio, ma i lavoratori insorgono: «Serve un monitoraggio anche all'interno, chiediamo una sospensione immediata». Preoccupazione tra i residenti del borgo Venusio
di PIERO QUARTO
Valdadige brucia il petcoke
I sindacati chiedono lo stop

Il fumo che preoccupa i residenti di Venusio
Entra nel vivo il caso Valdadige. Da almeno 24 ore infatti l'azienda ha cominciato, pare in via parziale, a bruciare il cosiddetto petcoke secondo l'autorizzazione regionale Aia del 2010. Ma la polemica e la preoccupazione tra i residenti del vicino Borgo Venusio si è immediatamente sviluppata nel corso delle ultime ore. Congiuntamente questa mattina le organizzazioni sindacali nel corso di un sopralluogo a Valdadige hanno chiesto la sospensione dell'intervento: «L'azienda ha un'autorizzazione ambientale che attesta la validità del procedimento in sicurezza per l'esterno ma serve avviare un monitoraggio  preventivo all'interno ed una fase preparatoria che garantisca la salute dei lavoratori. Per questo abbiamo chiesto la sospensione da parte di Valdadige dell'intervento con il petcoke» hanno spiegato Valeriano De Licio e Franco Pantone che hanno avuto un primo confronto con l'azienda. Nelle prossime ore si capiranno le decisioni dell'azienda.


Revamping Italcementi, indagini da due anni su Lunghi e Matteazzi

Sotto inchiesta il sindaco di Monselice e l'ex presidente del Parco Colli. Perché c'è stato un cambio di atteggiamento? I carabinieri evidenziano le anomalie ma la Procura chiede l’archiviazione. Il Comitato “E noi?” si oppone perché vuole che sia celebrato il processo

di Francesca Segato
    • Il progetto fallito e i fronti contrapposti a Monselice
      Il progetto della Italcementi per l'impianto di Monselice
      La storia Primo forno in funzione nel 1959
      Il sindaco: "Monselice messa ko da ambientalisti e giudici"
    MONSELICE. La Procura della Repubblica di Padova ha messo sotto inchiesta il sindaco Francesco Lunghi e la ex presidente del Parco Colli Euganei, Chiara Matteazzi, per la vicenda del revamping. Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Federica Baccaglini ha tirato le somme di un’indagine durata due anni, con l’utilizzo anche di intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti. Indagine che ha visto impegnati i carabinieri della squadra di Polizia giudiziaria della Procura e quelli del Nucleo operativo ecologico di Venezia. I reati ipotizzati erano abuso d’ufficio, falso ideologico, falso materiale, corruzione per atto d’ufficio, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Il tutto nell’ambito del braccio di ferro politico-amministrativo per giungere al via libera al revamping di Italcementi.
    La richiesta di archiviazione e i dubbi. Il sostituto procuratore Baccaglini il 20 dicembre scorso ha però chiesto l’archiviazione, ritenendo che gli elementi emersi, pur mostrando, in particolare per la Matteazzi, «comportamenti non del tutto chiari in rapporto alla qualifica pubblica dalla stessa ricoperta», non siano comunque tali da consentire di esercitare l’azione penale. Contro la richiesta di archiviazione ha presentato atto di opposizione il comitato “E Noi?”, presieduto da Silvia Mazzetto e rappresentato dall’avvocato Maria Pia Rizzo.
    L’indagine. Di «gravi violazioni di legge» poste in essere da Comune di Monselice, Parco Colli, Provincia di Padova e Soprintendenza per i Beni Architettonici, per garantire l’approvazione del revamping, parlano i carabinieri del Noe di Venezia. Anche il Tar Veneto, con il provvedimento del 9 maggio 2012, chiedeva del resto di verificare se sussistessero gli estremi dell’abuso d’ufficio. Come sottolinea lo stesso pubblico ministero nella richiesta di archiviazione, i carabinieri del Noe «avevano già evidenziato… alcuni profili di antigiuridicità della condotta degli amministratori pubblici a vario titolo interessati e coinvolti nella vicenda, sottolineando come, ad un certo punto, vi fosse stato, non solo in seno al Comune di Monselice ma anche in capo all’Ente Parco Colli e alla Soprintendenza… un cambio di atteggiamento nei confronti del progetto di revamping».
    sa
    L’ipotesi di corruzione. Ancora i carabinieri sottolineavano come «tale “ripensamento” si affiancasse a situazioni di favore (compensi, incarichi…) elargiti a amministratori, dipendenti, a vario titolo operanti all’interno degli enti interessati, ciò che portava fondatamente a ritenere la sussistenza del reato di corruzione». Il pm riporta anche alcuni esempi delle risultanze emerse dalle indagini. Un caso è quello di Luca Callegaro, sindaco di Arquà Petrarca: «Da sempre contrario al progetto, aveva poi mutato opinione; risulta che abbia ricevuto il 21/10/2011, con determina 803 del Comune di Monselice, l’incarico per la realizzazione di interventi per la sicurezza stradale dell’importo di euro 430.000, dei quali 12.480 assegnati alla progettazione e quindi al raggruppamento di professionisti che li avrebbero realizzati, rappresentati dallo stesso Callegaro».
    Ancora, i consiglieri dichiaratisi contrari al revamping «venivano di volta in volta sostituiti», mentre alcuni,Tiziano Montecchio e Andrea Basso, «ricevuti degli incarichi fiduciari da parte del sindaco, si pronunciavano, rispettivamente a favore e astenuto». Il pm cita anche Gianni Mamprin, vicesindaco: «In contatto con le dirigenze aziendali delle cementerie, si rivolgeva alle stesse per richiedere e sollecitare sponsorizzazioni per le varie attività promosse dall’amministrazione comunale con le associazioni locali (feste Pro loco, manifestazioni della Giostra della Rocca…)». Fondi, sottolinea il pm, che il vicesindaco ha raccolto anche per concerti e manifestazioni: «E buona parte dei fondi proviene da Italcementi».
    Lunghi invece si era schierato apertamente dalla parte di Italcementi fin dai volantini elettorali. Mentre la Matteazzi si era discostata dal parere contrario della Commissione tecnica del Parco, dando il suo benestare al revamping. La stessa Matteazzi, ricorda il pm, oltre che dipendente del comune di Loreggia lo era anche del ministero dei Beni culturali, e quindi molto legata a Ugo Soragni, il Soprintendente che a sua volta diede il via libera al revamping (contro un primo parere istruttorio della Soprintendenza). Dalle intercettazioni telefoniche, la donna appare «molto attenta nell’uso del telefono tanto che sovente tace informazioni reputate sensibili rimandandole a incontri di persona». Incontri avvenuti con dirigenti di Italcementi come Edoardo Giudice andrea, il promotore del revamping. Un altro filone di indagine riguarda la nomina a capo ufficio tecnico di Monselice dell’ingegner Mario Raniolo: un concorso, secondo l’accusa, pilotato perché fosse proprio lui a occuparsi del revamping.
    L'area del Revamping a Monselice.
    http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/01/22/news/indagini-da-due-anni-su-lunghi-e-matteazzi-1.8516978

    ITALCEMENTI SOPRALLUOGHI ARPA 2009 NON E' STATA PRESENTATA ISTANZA A.I.A. VEDI 693 OBBLIGO REVAMPING PAG 4





    Italcementi sopralluoghi arpa 2009 non e' stata presentata istanza a.i.a. vedi 693 obbligo revamping pag 4 from Isola Pulita



    LA ITALCEMENTI DI ISOLA DELLE FEMMINE INQUINA?


    La Italcementi di Isola delle Femmine inquina? di isolapulita






    Assessore Territorio Ambiente
    Regione Sicilia
    DIRIGENTE GENERALE
    Dott. Gaetano Gullo
     Via Ugo La Malfa 169
    90146 PALERMO protocollata 25
    ottobre 2013


    Assessore Territorio
    Ambiente
    Regione Sicilia
    1° Servizio VIA-VAS
    dr. Giorgio D’Angelo
    Via Ugo La Malfa 169
    90146 PALERMO protocollata 25
    ottobre 2013

    Assessore Territorio Ambiente
    Regione Sicilia
    Dott.sa  Mariella Lo Bello
    Via Ugo La Malfa 169
    90146 PALERMO protocollata 25
    ottobre 2013
    FAX 091 7077963

    IV Commissione Ambiente e
    Territorio
    Assemblea Regionale Siciliana   
    Onle Giampiero Trizzino
    Piazza Indipendenza 21
    90129 PALERMO
     FAX 091 7054564

    Raccomandata R.R.
    Anticipata via fax


    Oggetto: Decadenza,
    per inosservanza prescrizioni,  decreto
    693 18 luglio 2008

    Il Sottoscritto Coordinatore del  Comitato Cittadino Isola Pulita con la
    presente intende ribadire  quanto
    dichiarato nel corso della riunione del Tavolo tecnico tenutosi presso il 1°
    Servizio VIA-VAS  di questo Assessorato,
    avente ad oggetto “Procedura A.I.A. Impianto IPPC ditta Italcementi S.p.a.”:
    .
    Considerato che la
    procedura di autorizzazione integrata ambientale, in particolare per I
    cementifici, ha diverse funzioni, quelle di maggior interesse sono le seguenti:

    a) verifica puntuale delle
    autorizzazioni ambientali esistenti per ricondurle ad una unica 
    autorizzazione tenendo
    conto del principio della applicazione della
    prevenzione e riduzione  dell’inquinamento, al fine di
    raggiungere l’obiettivo di un elevato

    livello di protezione ambientale e della popolazione.

    b) Verifica della applicazione
    delle migliori tecnologie disponibili (sulla base di linee guida 
    redatte per conto della Commissione
    della Unione Europea ed a
      livello
    nazionale) atte a 
    ridurre gli impatti
    ambientali e, tenendo conto delle caratteristiche tecnologiche e la durata 
    di vita tecnica dell’impianto, la
    previsione di
    prescrizioni atte a ricondurre l’impianto, ove necessario, a raggiungere
    prestazioni idonee entro tempi certi.

    c) La fissazione di limiti emissivi
    per le diverse matrici ambientali di interesse (emissioni, 
    scarichi, rumore, ecc) che tengano
    conto delle
    tecnologie disponibili e applicabili al caso in  esame ma anche delle caratteristiche
    ambientali della area limitrofa all’impianto. In tal caso possono essere
    prescritti
    limiti inferiori
    a quelli stabiliti dalle norme nazionali applicabili  all’impianto e anche limiti inferiori alle
    prestazioni ottenibili dall’applicazione delle
     migliori tecnologie ove le criticità locali
    siano tali da renderle necessarie.

    d) La individuazione di dettaglio
    di un programma di monitoraggio a cura del gestore e di un  programma di controllo da parte degli enti
    preposti che riguardi oltre al rispetto dei limiti  emissivi disposti anche le specifiche
    modalità gestionali prescritte e il rispetto concreto  delle migliori tecnologie disponibili
    individuate per l’impianto
    .

    Preso atto dell’istanza
    presentata, dalla  Italcementi datati
    3.11.2006,, contenente un progetto di modifica dell’impianto esistente ed ammodernamento tecnologico dell’impianto.
    (rintracciabile
    sul sito a pag
    http://lagendarossadiisoladellefemmine.files.wordpress.com/2012/08/progetto-di-ammodernamento-della-italcementi-di-isola-delle-femmine-presentazione_completa.pdf
    ) 

    Preso atto  che in data 31.01.08 nella seduta della
    Conferenza dei  Servizi la Italcementi
    faceva richiesta di concessione dell’A.I.A. esclusivamente per l’utilizzo del
    pet-coke come combustibile nel vecchio impianto, escludendo così  il progetto di modifica dell’impianto che la
    Italcementi aveva presentato  il
    3.11.2006

    Preso atto che il 29
    agosto 2008 la G.U.R.S. il decreto 693 del 18 luglio 2008 con cui il
    “Dirigente”  del 2° Servizio VIA-VAS Ing
    Vincenzo Sansone rilasciava l’autorizzazione Integrata Ambientale  alla Italcementi S.p.a.

    Preso atto che il decreto 693 autorizzativo:

    articolo 13 recita: “ Questo Assessorato, nella qualità di Autorità
    competente per l’AIA, provvederà ad effettuare una visita ispettiva presso
    l’impianto  congiuntamente con gli enti
    che hanno rilasciato parere in merito ai lavori oggetto, successivamente alla
    comunicazione di inizio dell’attività di produzione dell’impianto, al fine di
    verifica  la attuazione delle
    prescrizioni in fase di realizzazione dei lavori. La società Italcementi S.p.a.
    è onerata, i quella sede, a voler consegnare ad ogni ente intervenuto copia di
    progetto aggiornato con le previsioni delle suddette prescrizioni….”


    articolo 7 recita: “subordinato
    al rispetto delle condizioni e di tutte le prescrizioni impartite dalle
    competenti autorità intervenute  in sede
    di conferenze dei servizi ed indicate nei pareri sopra riportati, che fanno
    parte integrante e sostanziale del presente decreto. In particolare, dalla data
    di notifica del presente provvedimento dovranno essere osservate le
    prescrizioni relative all’applicazione delle migliori tecniche disponibili,
    dettate dai rappresentanti degli Enti preposti a rilasciare parere in
    conferenza di servizi decisoria qui di seguito riportate:……….”

    articolo pag 6 5° capoverso recita “ E’ fatto obbligo all’azienda
    di procedere, entro 24 mesi dal rilascio della presente autorizzazione, alla
    conversione tecnologica (revamping) dell’impianto con il completo allineamento
    alle Migliori Tecniche Disponibili (M.T.D.) previste per il settore  cemento, al fine di ottenere un sostanziale
    miglioramento delle prestazioni ambientali per quanto riguarda l’abbattimento
    dei principali inquinanti (polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo).
    Nell’ambito dell’intervento di conversione tecnologica l’azienda è in ogni caso tenuta a realizzare
    un sistema di abbattimento delle  polveri
    che garantisca, per il forno di cottura (attualmente camino E35), un livello
    emissivo inferiore a 15 mg/Nm3 (media oraria).……….”

    Visto  l’atto d’invito e diffida  a provvedere con istanza in autotutela, inviato
    con Raccomandata  R.R. 14344889362-1  del 21-03-2011 al 2° Servizio VIA-VAS  Assessorato TT.AA. Atto a tutt’oggi rimasto
    inevaso.
    Considerato che alla data della presente sono ampiamente decorsi i termini (24 mesi)
    di adeguamento alle prescrizioni imposte alla Italcementi S.p.a., con il
    decreto n.693 del 18 luglio 2008 emesso dall’Assessorato Regionale Territorio
    Ambiente senza che risulti  realizzato
    alcun intervento volto ad uniformarsi alle previsioni della predetta
    Autorizzazione Integrata Ambientale.
    Considerato che tale condotta comporta una grave responsabilità per Italcementi
    S.p.a. che continua ad utilizzare un impianto altamente inquinante e nocivo per
    la salute dei Cittadini, ma è foriero di responsabilità anche per
    l’Amministrazione regionale per i suoi agenti che rimanendo inerti sono
    solidamente responsabili con l’Italcementi S.p.a., per i danni alla salute dei
    cittadini;
    Considerato che non risulta che l’amministrazione abbia effettuato alcun controllo in
    ordine all’adempimento delle prescrizioni imposte nei termini previsti
    dall’A.I.A., nonostante che in data 18.1.2011 è stata comunicata
    all’amministrazione regionale una situazione di emergenza ambientale relativa a
    notevoli e pericolose esalazioni di fumo provenienti dalla cementerai e che di
    tale emergenza è stata informata l’autorità giudiziaria;
    Considerato che ogni ulteriore inerzia da parte dell’amministrazione regionale appare
    foriera di gravi responsabilità per la stessa e , specialmente dei suoi agenti
    per i gravi pericoli che corre la comunità locale in particolare i cittadini
    che risiedono a ridosso del cementificio;
    Considerato che la tutela della salute e dell’ambiente costituiscono interessi
    pubblici sensibili,con valore primario e prevalente che obbliga
    l’amministrazione ad una maggiore sensibilità in ordine alle attività di
    controllo nel caso di pericolo;
    Tutto quanto sopra premesso e considerato

     Questo Comitato Cittadino Isola Pulita sollecita
    gli  Enti in indirizzo, per le competenze
    che la legge affida loro, a voler provvedere con urgenza a sospendere e/o
    revocare l’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui al decreto n 693 del 18
    luglio 2008, per il mancato adeguamento alle prescrizioni imposte nel termine
    previsto dalla stessa  e/o per gli altri
    motivi che l’autorità che legge la presente vorrà verificare a seguito di
    adeguato ed idoneo controllo sulla documentazione e sull’impianto oggetto
    dell’A.I.A.



    Recapito:  isolapulita@gmail.com  
    Comitato Cittadino Isola Pulita
    Giuseppe Ciampolillo
    Via Sciascia 13
    90040 Isola delle Femmine


    Per maggiori informazioni si
    trovano sui siti del Comitato Cittadino Isola Pulita:

    http://isoladellefemmineitalcementieambiente.blogspot.com/

    http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/





    ITALCEMENTI
    ISOLA DELLE FEMMINE Interrogazione a 


    risposta scritta 4-03034 MANNINO Claudia
    21 dicembre 2013, 


    seduta n. 143


     Claudia MANNINO (Movimento 5
    stelle)






    Camera,
    interrogazione a risposta scritta 
      di Claudia MANNINO
    (M5S)
    il decreto legislativo
    30 luglio 1999, n. 300 attribuisce al Ministero della Salute le funzioni
    spettanti allo Stato, in materia di tutela della salute umana, di tutela della
    salute nei luoghi...

    •                   
    presentato il: 21/12/2013
    •                   
     
    C.4/03034



    Atto Camera  

       

     Interrogazione
    a risposta scritta 4-03034 presentato da MANNINO Claudia testo di Sabato 21
    dicembre 2013, seduta n. 143  




     MANNINO.
    — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:   


    il decreto
    legislativo 30 luglio 1999, n. 300 attribuisce al Ministero della Salute le
    funzioni spettanti allo Stato, in materia di tutela della salute umana, di
    tutela della salute nei luoghi di lavoro e di igiene e di sicurezza degli
    alimenti;   

     lo
    stesso decreto legislativo stabilisce che il Ministero della Salute svolge le
    funzioni di competenza statale concernenti la tutela della salute umana anche
    sotto il profilo ambientale, nonché il monitoraggio della qualità delle
    attività sanitarie regionali;   

     a
    seguito di sopralluoghi effettuati dalle competenti autorità il 6 dicembre 2005
    risultava che la «cementeria di Isola delle Femmine», sita nel comune di Isola
    delle Femmine, utilizzasse come combustibile, per i propri impianti di
    produzione, il petcoke senza avere ottenuto alcuna autorizzazione;   

     a
    seguito di un atto di diffida della regione siciliana, il gestore dell'impianto
    ha presentato, in data 3 novembre 2006, un'istanza per ottenere
    l'Autorizzazione Integrata Ambientale necessaria a realizzare un progetto di
    conversione tecnologica degli impianti produttivi (revamping);   

     nel
    corso del procedimento autorizzatorio, il soggetto gestore ha chiesto il
    rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, esclusivamente per
    l'impianto esistente includendo il coke di petrolio tra i combustibili
    utilizzati, impegnandosi a ripresentare una richiesta di autorizzazione per la
    realizzazione del progetto di conversione tecnologica dell'impianto, dopo aver
    acquisito il necessario giudizio di compatibilità ambientale per la
    realizzazione delle opere previste nello stesso progetto;   


     con
    decreto del responsabile del servizio n. 693 del 18 luglio 2008, è stata
    rilasciata alla società italcementi SpA l'autorizzazione integrata ambientale
    per l'impianto esistente «cementerà di Isola delle Femmine», sito nel comune di
    Isola delle Femmine, che consente l'impiego del coke di petrolio tra i
    combustibili autorizzati;   


     l'articolo
    6 del decreto n. 693 del 2008 stabilisce che «il provvedimento definitivo sarà
    subordinato alle risultanze della visita di collaudo», in seno alla quale gli
    enti preposti al controllo potranno, se ritenuto necessario, modificare le
    condizioni e le prescrizioni autorizzative, stabilite dall'articolo 7 dello
    stesso decreto n. 693 del 2008;   

     l'articolo
    7 del decreto n. 683 del 2008 elenca, dettagliatamente, le condizioni e le
    prescrizioni che devono essere rispettate relativamente al recupero dei rifiuti
    come materie prime, ai limiti di emissione, alla conversione tecnologica
    dell'impianto, all'uso dei combustibili e ai consumi energetici, al trattamento
    dei rifiuti prodotti e infine alle attività di monitoraggio, stabilendo che
    l'efficacia dell'Autorizzazione Integrata Ambientale «viene subordinata al
    rispetto delle condizioni e di tutte le prescrizioni impartite dalle competenti
    autorità intervenute in sede di conferenza di servizi», e che a far data dalla
    notifica del provvedimento «dovranno essere osservate le prescrizioni relative
    all'applicazione delle migliori tecniche disponibili, dettate dai
    rappresentanti degli Enti preposti a rilasciare parere in conferenza di servizi
    decisoria» riportate dettagliatamente nello stesso decreto;   

     tra
    le prescrizioni relative all'impianto, fissate dal Decreto 683/2009,
    all'articolo 7, è stato inserito l'obbligo, per il gestore, di procedere –
    entro 24 mesi dal rilascio dell'autorizzazione – alla conversione tecnologica
    (il cosiddetto revamping) dell'impianto con il completo allineamento delle
    migliori tecniche disponibili (M.T.D.) per la produzione del cemento, al fine
    di ottenere un sostanziale abbattimento dei principali inquinanti: polveri,
    ossidi di azoto e ossidi di zolfo;   

     a
    distanza di più di 5 anni dal rilascio dell'autorizzazione integrata
    ambientale, la conversione tecnologica dell'impianto, prescritta dall'articolo
    7 del decreto n. 683 del 2009, non è stata realizzata;   

     non
    risulta che l'amministrazione competente al rilascio dell'AIA abbia effettuato
    alcun controllo in ordine all'effettivo adempimento, da parte del soggetto
    gestore, alle prescrizioni dettagliatamente elencate nel decreto n. 683 del
    2009, nonostante – in data 18 gennaio 2011 – sia stata comunicata
    all'amministrazione regionale e all'autorità giudiziaria una situazione di
    emergenza ambientale relativa a notevoli e pericolose esalazioni di fumo
    provenienti dalla cementeria;   

     nel
    comune di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, continua, dunque, ad
    operare un impianto per la produzione del cemento, che non utilizza le
    tecnologie disponibili per conseguire un effettivo abbattimento delle emissioni
    inquinanti: polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo;   

     la
    mancata ottemperanza alle prescrizioni fissate nel provvedimento di rilascio
    dell'Autorizzazione Integrata Ambientale – e in particolare a quella
    concernente l'obbligo di adeguamento tecnologico dell'impianto esistente – non
    costituisca una grave minaccia per la salute pubblica stante la stessa
    collocazione dell'impianto rispetto ai centri abitati circostanti –:
      

     quali
    elementi disponga in merito alla situazione e ai fatti esposti;   
     se
    intenda assumere iniziative al fine di tutelare la salute delle comunità che
    abitano nel territorio interessato dalle emissioni inquinanti connesse al
    funzionamento della cementeria di Isola delle Femmine. (4-03034)
     



    http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/24302


    PIETRO TOLOMEO DIRIGENTE GENERALE DECRETO 155 29 GENN 2009
    CONTRATTO ING NATALE ZUCCARELLO NOMINA DIRIGENTE RESPONSABILE 2 VIA VAS A.IA
    ITALCEMENTI DECRETO 693 18 LUGLIO 2008
    Pietro Tolomeo Dirigente Generale Decreto 155 29 Genn 2009 Contratto Ing Natale Zuccarello Nomina Dirigente... by Pino Ciampolillo



    TOLOMEO PIETRO NOMINA SANSONE DIRIGENTE 2
    SERVIZIO VIA VAS A PARTIRE DAL 17 DICEMBRE 2008 DOPO  CINQUE MESI DALLA FIRMA COME RESPONSABILE DEL 2° SERVIZIO VIA VAS   DECRETO CONCESSORIO  A.I.A. ALLA ITALCEMENTI DEL
    LUGLIO 2008 



    Tolomeo nomina sansone dirigente 2 servizio via vas solo dopo mesi dalla firma dell'incarico decreto contratto sansone from Isola Pulita










    L’avv. Fantigrossi presenta il ricorso al TAR contro la Cementirossi






    ‹ Inquinamento dell’aria: Genitori Antismog e Legambiente a fianco dei cittadini nel ricorso al TAR contro Cementirossi


     


    Inquinamento dell’aria: Genitori Antismog e Legambiente a fianco dei cittadini nel ricorso al TAR contro Cementirossi

    http://www.liberta.it/2014/02/05/cementirossi-ricorso-degli-ambientalisti-contro-laumento-dei-rifiuti/
    http://www.piacenzasera.it/dighe/cementirossi-pronto-ricorso-al-tar-verificare-che-laria-non-peggiori.jspurl?IdC=1093&IdS=1093&tipo_padre=0&tipo_cliccato=0&id_prodotto=44881&css=homepage.css&com=c
    http://www.piacenza24.eu/Attualit%C3%A0/55782-Cittadini+contro+l’+inquinamento%3A+%E8+pronto+il+ricorso+al+TAR+su+Cementirossi.html
    http://www.teleducato.it/news/4715/genitori-antismog-e-legambiente-ricorso-al-tar-contro-la-cementirossi.html
    http://www.ilpiacenza.it/cronaca/legambiente-a-fianco-dei-cittadini-nel-ricorso-al-tar-contro-cementirossi.html

    LEGAMBIENTE, insieme all’associazione GENITORI ANTISMOG DI MILANO, a fianco dei cittadini nel ricorso al TAR contro Cementirossi di Piacenza Troppe fonti emissive  necessario ridurre le emissioni in città ed un piano di miglioramento

    Legambiente si è schierata a fianco dei cittadini di Piacenza nel ricorso presentato al TAR di Parma, contro la recente modifica all’autorizzazione integrata ambientale al cementificio Cementirossi di Piacenza, rilasciata dalla Provincia. Lo ha fatto congiuntamente all’associazione Genitori Antismog di Milano, assistiti dallo studio dell’avv. Umberto Fantigrossi
    La delibera provinciale che ha approvato la richiesta di Cementirossi di aumento dei rifiuti da bruciare come combustibile, determina una modifica sostanziale dell’autorizzazione ma senza portare quei miglioramenti nella situazione delle emissioni inquinanti che invece sarebbero assolutamente richiesti dal livello di inquinamento della Pianura Padana e dai vari piani di qualità dell’aria.
    Un processo di miglioramento della situazione emissiva a Piacenza risulta fondamentale,viste le varie fonti di emissioni industriali presenti , che vedono una concentrazione elevatissima di impianti inquinanti, dalla centrale di produzione elettrica della Edison, all’inceneritore, ma di questo argomento nella delibera non c’è traccia.
    Inoltre la richiesta della Cementirossi prevede l’aumento della quota di rifiuti bruciati, nel momento stesso in cui è in corso la richiesta di modifica sostanziale dell’autorizzazione del forno inceneritore di Tecnoborgo, che di fatto sancisce il prolungamento della vita utile dell’impianto. Si verrebbe quindi a creare una situazione in cui una provincia che vede diminuire i propri rifiuti da smaltire grazie alla raccolta differenziata e alla contrazione della produzione di RSU, di fatto vede crescere nel tempo il proprio potenziale di incenerimento. Il tutto con un beneficio economico per IREN e Cementirossi, ma nessun miglioramento sulla qualità dell’aria per i Piacentini.
    Insomma un quadro che non vede possibilità di miglioramento, che si somma all’inquinamento da traffico comune a tutte le città emiliane, che determina ogni inverno una vera emergenza sanitaria.
    In questo contesto da alcuni mesi si è costituito un comitato di cittadini che si è dato l’obiettivo di impegnarsi per ridurre l’inquinamento atmosferico in città.
    E proprio alla luce di questo obiettivo è stato deciso di impugnare l’autorizzazione della Provincia, che di fatto sancisce i mantenimento dello status attuale nel quadro emissivo.
    Legambiente, assieme all’associazione Genitori Antismog di Milano, si è schierata quindi a fianco dei cittadini  per dare più forza a questa richiesta che nasce dal basso.
    E’ evidente che la Cementirossi è un impianto che da lavoro ad un numero importante di persone. Non è però possibile ignorare la situazione ambientale e sanitaria della città e sarebbe compito delle istituzioni prevedere veri percorsi di miglioramento che prevedono la diminuzione delle emissioni, la delocalizzazione degli impianti fuori città e la progressiva dismissione dell’inceneritore.
    “Siamo contenti di essere a fianco di questo movimento spontaneo di cittadini che ha deciso di battersi per migliorare la qualità dell’aria di Piacenza” dice Lorenzo Frattini Presidente di Legambiente Emilia Romagna “E’ ora che l’emergenza smog venga affrontato in modo deciso dalle istituzioni   e smetta di essere considerato semplicemente un problema con cui convivere. Questo quello che vogliamo rimarcare con la scelta di questo ricorso”
    Legambiente Nazionale ed  Emilia Romagna
    http://www.fantigrossi.it/inquinamento-dellaria-genitori-antismog-e-legambiente-a-fianco-dei-cittadini-nel-ricorso-al-tar-contro-cementirossi/

    A.I.A. ITALCEMENTI 693 2008, ANZA', GULLO, I PETROLIERI VOGLIONO LA DEROGA SULLE EMISSIONI, interlandi, RAFFINERIE, Sansone, Tolomei, zuccarello,MONSELICE,REVAMPING

    RAFFINERIE, I PETROLIERI VOGLIONO LA DEROGA SULLE EMISSIONI





     “L’uso del petcoke fa paura: a meno di un chilometro dalle case. La Regione deve revocare l’Aia. Le carte subito in Procura”.





    Revamping Italcementi, indagini da due anni su Lunghi e Matteazzi «E buona parte dei fondi proviene da Italcementi»


    Pubblicato da Bonny alle 16:12
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    Etichette: A.I.A. ITALCEMENTI 693 2008, ANZA', GULLO, I PETROLIERI VOGLIONO LA DEROGA SULLE EMISSIONI, interlandi, MONSELICE, RAFFINERIE, REVAMPING, SANSONE, Tolomei, Zuccarello

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