venerdì 30 novembre 2012

RELAZIONE PREFETTIZIA DELLACOMMISSIONE DI ACCESSO AGLI ATTI AL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE E DECRETOPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE

RELAZIONE PREFETTIZIA DELLACOMMISSIONE DI ACCESSO AGLI ATTI AL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE E DECRETOPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE  (PDF)
















IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

  Considerato che nel
comune di Isola delle Femmine (Palermo)
gli organi   elettivi   sono 
stati   rinnovati   nelle consultazioni amministrative del 6 e 7
giugno 2009;
  Considerato che
dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed
indiretti tra componenti del  consesso  e  la
criminalita' organizzata locale;
  Ritenuto che la
permeabilita' dell'ente ai condizionamenti
esterni della criminalita'
organizzata  arreca  grave
pregiudizio  per  gli interessi della collettivita' e determina
lo svilimento e la  perdita di
credibilita' dell'istituzione locale;
  Ritenuto che, al fine
di porre rimedio  alla  situazione
di  grave inquinamento e
deterioramento dell'amministrazione comunale di
Isola delle Femmine, si rende necessario far luogo  allo
scioglimento  del consiglio
comunale e disporre il  conseguente  commissariamento,  per rimuovere tempestivamente gli effetti
pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente
locale;
  Visto l'art. 143 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
  Vista la proposta del
Ministro dell'interno, la  cui  relazione
e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
  Vista la
deliberazione del Consiglio dei Ministri,
adottata  nella riunione del 9
novembre 2012 alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della
Regione Siciliana;

                              Decreta:
                              
Art. 1 
  Il consiglio comunale di Isola delle Femmine (Palermo)  e'  sciolto
per la durata di diciotto mesi.                         
Art. 2
  La gestione
del  comune  di
Isola  delle  Femmine
(Palermo),  e'
affidata alla commissione
straordinaria composta da:
    dott. Vincenzo Covato - viceprefetto a
riposo;
    dott.ssa Matilde Mule' - viceprefetto
aggiunto;
     dott.
Guglielmo Trovato - dirigente di II fascia.
            
Art. 3 
 
  La commissione straordinaria per la  gestione  dell'ente  esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari  a  norma  di  legge,  le attribuzioni spettanti al  consiglio  comunale,  alla  giunta  ed  al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle  medesime cariche. 
    Dato a Roma, addi' 12 novembre 2012 
 
                             NAPOLITANO 
 
 
                                Monti, Presidente del  Consiglio  dei
                                Ministri 
                                Cancellieri, Ministro dell'interno 
 
Registrato alla Corte dei conti il 16 novembre 2012 
Registro n. 7, interno foglio n. 185 

http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-11-29&task=dettaglio&numgu=279&redaz=12A12433&tmstp=1354221071377


ERA IL 26 APRILE DI QUESTO ANNO  QUANDO LUI DICHIARA 


CHE...











3) Sono
disposta a vendere una delle mie ville per disporre dei fondi necessari a
impedire il successo delle liste avversarie da quella di Portobello
 
(scarica in pdf) 

5) SCIOLTO
PER INFILTRAZIONI MAFIOSE IL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE
 
(scarica in pdf) 

6) “S”
maggio 2012 L’ISPEZIONE A ISOLA DELLE FEMMINE ecco LE CARTE DELLO SCONTRO
 
(scarica in pdf) 



  

venerdì 23 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE LA KUPOLA DELLA POLITIKA A ISOLA DELLE FEMMINE



Mafia, trovato il
libro mastro del clan Graviano 

Ecco la spending review varata da Cosa nostra

Durante le indagini sui boss delle stragi, i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria di Palermo hanno scoperto l'ultima contabilità della famiglia di Brancaccio. Rispetto agli appunti ritrovati dieci anni fa, sono evidenti i tagli: stipendi dimezzati per le mogli dei boss in carcere. Ma i tagli più cospicui riguardano i prestanome e i familiari degli uomini d'onore al 41 bis

di SALVO
PALAZZOLO

 

 

In tempi di crisi, anche Cosa nostra ha attuato la sua spending review. Lo rivela un documento eccezionale ritrovato dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria:
è l'ultimo libro mastro della famiglia mafiosa di Filippo e Giuseppe Graviano, i boss delle stragi, che possono contare ancora su un cospicuo patrimonio. In alcuni foglietti sono indicati i nuovi stipendi per i familiari dei mafiosi e i fedeli prestanome dei boss. E i tagli sono evidenti, rispetto alle cifre scoperte alcuni anni fa, nell'ambito di un'altra indagine sul clan di Brancaccio. Gli stipendi sono proprio dimezzati. "4.000 Bib.", scriveva qualche mese fa uno dei ragioneri del clan. "4000 F.", "4000 Picc.". Secondo i finanzieri coordinati dal tenente colonnello Pietro Vinco, queste sono le paghe mensili corrisposte dall'organizzazione alle donne
dei Graviano. "Bib." sta per Bibbiana, ovvero il secondo nome di
Rosalia Galdi, la moglie di Giuseppe Graviano. "F." è Francesca
Buttitta, la moglie di Filippo. "Picc." sta per 
picciridda, ovvero la piccola di casa, Nunzia, la
sorella dei Graviano, anche lei attualmente in carcere con l'accusa di aver
gestito il patrimonio di famiglia.


Solo 1.000 euro al mese, invece, per il più grande dei fratelli Graviano,
Benedetto, che è sempre rimasto ai margini del clan. Nel libro mastro è
indicato come "Ciccio Benni".




Stipendi tagliati anche per i prestanome. "2.500 Enzo", è annotato
nell'appunto. Secondo i finanzieri potrebbe essere un riferimento a Vincenzo
Lombardo, il gestore di un pompa di benzina Ip, di recente coinvolto
nell'ultimo sequestro di beni a carico del clan Graviano. Nello stesso appunto
è scritto: "2.500 Ip Leonardo". Chi indaga ritiene che si riferisca
allo stipendio di un altro inospettabile prestanome, pure lui impegnato nella
gestione di un rifornimento carburante per conto di Cosa nostra. Un altro
indizio, in quel foglietto, dice che l'ultimo business dei boss è nelle pompe
di benzina: "500 Scalia". Potrebbe essere un riferimento a un piccolo
distributore che si trova in piazza Scalia, a Palermo.
 



Di certo, qualche mese fa, il nucleo speciale di polizia valutaria oggi diretto
dal generale Giuseppe Bottillo, ha sequestrato un patrimonio da 30 milioni di
euro ai Graviano. Durante una perquisizione negli uffici di un distributore di
benzina, lungo la circonvallazione, è stato poi trovato il libro mastro che
oggi
 Repubblica.itmostra in esclusiva: dopo lunghi accertamenti, il pubblico
ministero Dario Scaletta ha depositato ieri il documento al tribunale misure di
prevenzione.  



Le carte dicono che la spending review di Cosa nostra ha colpito soprattutto il
popolo dell'organizzazione mafiosa oggi in carcere. Solo 1000 euro al mese per
la moglie di uno dei killer più fedeli al servizio dei Graviano, oggi anche lui
al carcere duro. Cinquecento euro in più per la moglie di un prestanome finito
in cella. Ecco cosa annotava il ragioniere del clan: "1.500 stipendio
Maria", ovvero Maria Anna Di Giuseppe, la moglie di Giuseppe Faraone. E
poi: "1.000 stipendio Antonella". Secondo i finanzieri sarebbe un
riferimento ad Antonietta Lo Giudice, la moglie del superkiller Giorgio Pizzo.
 



Qualche mese fa, la signora Lo Giudice ha fatto una scelta coraggiosa, una
scelta d'amore: ha deciso di seguire il suo nuovo compagno, Fabio Tranchina, un
tempo l'autista di Giuseppe Graviano, oggi è un collaboratore di giustizia. E
al clan non è rimasto che prenderne atto: alla signora Lo Giudice lo stipendio
è stato revocato, e la somma  -  sotto forma di buoni benzina - è
stata girata alla figlia, che si è schierata con il padre in carcere e ha
deciso di restare a Palermo.



Insomma, sono ormai lontani i tempi in cui i Graviano facevano sapere dal
carcere, tramite un loro avvocato di fiducia: "Vorremmo che si
raddoppiassero gli stipendi per agosto". E poi ancora: "Subito la
Mercedes classe E 200 Kompressor". I boss volevano che le loro mogli si
muovessero comodamente a Nizza. Era il 1999. Adesso, le signore Graviano hanno
preso casa in un condominio a pochi passi dalla stazione centrale di Palermo.
Anche per i boss la spending review era ormai diventata una necessità, e non
solo per la crisi economica, ma soprattutto per i pesanti colpi inferti da
magistratura e forze dell'ordine.
 




 
FOTO

Trovato il libro mastro dei Graviano

Ecco la spending review di Cosa nostra



 
(23 novembre 2012)

 

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/11/23/news/mafia_trovato_il_libro_mastro_del_clan_graviano_ecco_la_spending_review_varata_da_cosa_nostra-47237534/

 

Il cavallo d' oro dei capimafia

IL CAVALLO Irak era in un box dell' ippodromo alla Favorita. I
custodi sono rimasti a bocca aperta quando sono arrivati i carabinieri del Ros
per sequestrarlo. Il purosangue è conosciuto per avere vinto diverse corse. A
montarlo da alcuni anni era l' imprenditore del settore delle forniture
alimentari Vincenzo Sgadari, prima di venire arrestato nel blitz Rebus dei
carabinieri, nel 2008. L'
imprenditore è uno dei tre destinatari del provvedimento di sequestro della
sezione misure di prevenzione del Tribunale eseguito dal Ros. Gli altri due
sono il boss Michele Di Trapani e Massimiliano Lo Verde. Sotto sequestro sono
finiti beni per 22 milioni di euro riconducibili al clan mafioso Madonia Di
Trapani del mandamento di Resuttana. Aziende edili, attività commerciali, quote
societarie, ville lussuose, terreni, auto, conti correnti tra la città e i
comuni di Cinisi, Carini e Isola delle Femmine. Il sequestro arriva ad un anno
da un altro sequestro nei confronti del clan di Resuttanaea due anni dagli
arresti del blitz Rebus che coinvolse esponenti di spicco di Cosa nostra,
compresi i figli già detenuti del defunto capo mandamento Francesco Madonia.
Michele Di Trapani è lo zio di Maria Angela Di Trapani, la moglie di Salvatore
Madonia, la donna che ha portato fuori dal 41 bis gli ordini dei boss e gestiva
gli affari del clan. Nella richiesta di sequestro, i sostituti procuratori
Gaetano Paci e Vania Contrafatto, coordinati dall' aggiunto Roberto Scarpinato,
tracciano anche le figure degli altri due personaggi arrestati nel 2008.
Vincenzo Sgadari, detto "bicicletta", è il padrino di cresima di
Francesco Di Pace, persona di fiducia dei Lo Piccolo. I risultati dell'
indagine Rebus hanno portato alla luce anche che Sgadari era stato il
"tramite comunicativo" da e per i Lo Piccolo durante la loro
latitanza. L' imprenditore conosceva anche diversi avvenimenti che riguardavano
il boss Giovanni Bonanno, ucciso nel 2006. Di Sgadari parlano anche i
collaboratori Antonino Nuccio e Gaspare Pulizzi. Dice Nuccio nel novembre 2007:
«Avevo portato a Carini dei pizzini e degli orologi. Avevo lasciato il tutto a
Enzo Sgadari detto bicicletta». Massimiliano Lo Verde nella richiesta dei pm è
stato definito come «l' esecutore degli ordini», emanati dal carcere dai
fratelli Madonia. Lo Verde ha anche ricoperto la funzione di «intestatario
fittizio» dei beni riconducibili al clan di Resuttana ed è stato l' uomo di
fiducia e l' autista-accompagnatore di Maria Angela Di Trapani. La cosca dei
Madonia-Di Trapani è stata protagonista dell' ascesa dei corleonesi ai vertici
di Cosa nostra. I suoi esponenti sono stati giudicati colpevoli degli omicidi
di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell' imprenditore
Libero Grassi e di Ninni Cassarà, ma anche del piccolo Giuseppe Di Matteo.  


ROMINA MARCECA






Mafia, beni per 22
milioni sequestrati al clan Madonia

L'operazione del Ros dei carabinieri, su ordine del tribunale.
Sequestrati aziende edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni,
terreni, numerose auto e anche un cavallo da corsa


Beni per 22 milioni di euro sono stati sequestrati al clan
mafioso Madonia-Di Trapani del mandamento di Resuttana, a Palermo. Sottratti
immobili, imprese e persino un cavallo da corsa. I carabinieri dei Ros,
infatti, hanno dato esecuzione ai provvedimenti disposti dal Tribunale del
capoluogo siciliano, su richiesta del dipartimento di Criminalità economica
della procura.



Il sequestro è scattato a conclusione di un percorso investigativo che, dopo
aver portato all'arresto degli esponenti di spicco dell'organizzazione
criminale, compresi i figli del defunto capo mandamento Francesco Madonia, ha
consentito ai militari del Raggruppamento operativo speciale, coordinati dai
magistrati palermitani, di individuare e sottoporre al provvedimento aziende
edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni, terreni, numerose
auto e anche un cavallo da corsa di nome "Irak".




La cosca dei Madonia-Di Trapani è stata protagonista dell'ascesa dei corleonesi
ai vertici di Cosa nostra, tanto che i suoi principali esponenti sono stati
giudicati colpevoli degli omicidi di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto
Dalla Chiesa, dell'imprenditore Libero Grassi e di Antonio Cassarà, nonché del
piccolo Giuseppe Di Matteo. I provvedimenti di sequestro, nell'ambito
dell'operazione "Rebus", hanno interessato un vasto patrimonio nel
capoluogo siciliano e nei comuni di Cinisi, Carini e Isola delle Femmine,
colpendo beni riconducibili ai fratelli Madonia e Di Trapani, quelli
dell'imprenditore Vincenzo Sgadari e diMassimiliano Lo Verde, già raggiunti
dagli ordini d'arresto emessi il 5 dicembre 2008 e il 3 aprile 2009, per
associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e altri reati.




Le indagini avevano documentato il perdurante ruolo di vertice della famiglia
Madonia nelle strategie di Cosa nostra e l'evoluzione della gestione del
mandamento di Resuttana, in cui si erano avvicendati Giovanni Bonanno, Diego Di
Trapani e Salvatore Genova, designati da Antonino Madonia, in accordo con Salvatore
Lo Piccolo. Era stato accertato come prima Francesco Madonia, morto il 9 marzo
2007, e i figli Antonino, Giuseppe e Salvatore, nonché il cognato di
quest'ultimo Nicolò Di Trapani, benché detenuti e sottoposti al regime del 41
bis, avessero continuato a dirigere il clan tramite i periodici colloqui con i
congiunti e un fitto scambio di corrispondenza.



Le indagini avevano inoltre evidenziato l'inserimento dell'imprenditore Sgadari
nelle dinamiche della struttura mafiosa, sia per aver svolto il ruolo di
intermediario nella soluzione di una controversia tra Bonanno e Francesco Di
Pace, per la gestione della cassa comune della famiglia di Resuttana, sia per
essere stato un tramite attraverso il quale gli ex latitanti Salvatore e Sandro
Lo Piccolo, comunicavano le proprie direttive all'intera organizzazione
criminale.



L'indagine patrimoniale, oltre a verificare l'entità del patrimonio
riconducibile alla famiglia mafiosa, ha consentito di delineare l'asse
economico imprenditoriale, alimentato con conferimenti di "sospetta
provenienza" nel settore edile, con la realizzazione di fabbricati a uso
privato o la costituzione di imprese di costruzione per la cessione di
immobili, e in quello commerciale, mediante la realizzazione di alcuni negozi
di vendita al dettaglio. Accertata anche l'adozione da parte degli indagati di
ricorrenti accorgimenti finalizzati a tutelare i patrimoni dell'organizzazione,
quali la fittizia intestazione di immobili a incensurati.




I carabinieri del Ros hanno così individuato i prestanome del patrimonio
occulto delle famiglie Madonia-Di Trapani, e la disponibilità dell'imprenditore
Sgadari di complessi residenziali, fabbricati rurali, terreni magazzini e
locali commerciali. In definitiva è stata documentata dettagliatamente le
modalità di accumulazione di ingenti patrimoni illeciti da parte della cosca di
Resuttana, confermandone la pervasività nell'economia legale.




L'individuazione dei patrimoni illeciti resta, pertanto, uno degli obiettivi
principali della procura distrettuale di Palermo. Tra i beni sottoposti a
sequestro nei confronti di Michele Di Trapani il capitale sociale della
"In. tra. l. industria trasformazione legno", di Giuseppina Di
Trapani "Giuseppina e c. s. n. c. ", con sede a Cinisi; immobili a
Palermo in via Casalini, e a Cinisi in via Orlando; un terreno a Cinisi, in
contrada Margi-Bonanno; a Vincenzo Sgadari sottratti il capitale sociale della
Edilmigliaccio s. r. l. con sede a Palermo; le quote societarie della Pietro
Sgadari s. a. s. con sede a Palermo; villino a Carini; villino a Palermo, in
via Quasimodo e un cavallo da corsa di nome Irak.
(15 novembre 2010)

Sigilli al patrimonio dei padrini di Resuttana

«I Madonia sono ricchissimi, sono
miliardari», diceva il boss Antonino Cinà a Nino Rotolo nel gabbiotto di
lamiera in cui il capomafia agli arresti domiciliari teneva i suoi summit. Dopo
una serie di attività imprenditoriali in Umbria, una piccola parte del
patrimonio dei boss di San Lorenzo, oggi tutti in carcere, è stata sequestrata
ieri dai carabinieri del Ros coordinati dal nucleo criminalità economica della
Procura guidato da Roberto Scarpinato. «Nonostante reclusi al 41 bis - ha
sottolineato il magistrato-i Madonia continuavano a gestire dal carcere i loro
affari. Dalle intercettazioni abbiamo appreso che avevano intenzione di aprire
alcuni supermercati e un bar all' interno dell' ospedale di Villa Sofia».
Progetto andato in fumo dopo il blitz che l' anno scorso ha portato in carcere
anche Aldo Madonia, l' unico dei fratelli in libertà, e alcune donne del clan,
a cominciare da Mariangela Di Trapani, moglie di Salvo Madonia e figlia del
boss Francesco Di Trapani. Due potenti famiglie di mafia, alleate e
imparentate, che hanno investito e non solo nel mattone i proventi dei loro
traffici illeciti. Tra le attività sequestrate il bar Sofia, proprio di fronte
l' ingresso dell' omonimo ospedale, la cui gestione i Madonia avevano affidato
a Massimiliano Lo Verde. Ma proprio la gestione del patrimonio, soprattutto per
la mancanza di affidabilità di molti dei prestanome individuati, ha costretto
le donne di famiglia ad esporsi in prima persona. Il provvedimento eseguito
ieri, e scaturito dall' operazione Rebus, ha portato al sequestro di beni per
complessivi 15 milioni di euro. Si tratta, in massima parte di villee
appartamenti nella fascia costiera, dall' Addaura ad Isola delle Femmine, di
magazzini e appezzamenti di terreno, dai cantieri navali fino a Cinisi e
Carini. a.z.







Sigilli a un tesoro da 15 milioni scatta il
sequestro per il bar Sofia

Il sequestro preventivo, per 15 milioni di euro, è scattato per
il bar Sofia, accanto all' ospedale, ufficialmente di Massimiliano Lo Verde, in
realtà di proprietà dei boss, questo sostiene la Procura; poi per una villa
all' Addaura (via Lopez de Vega); per appezzamenti di terreno a Isola delle
Femmine; per appartamenti in un residence, ancora a Isola (via Passaggio del
coniglio); per tre appartamenti in via Aldisio 25, 42 e 47, a Palermo; per tre locali
commerciali, in via Aldisio 37, 44 e 44/A. Sigilli pure per alcuni terreni a
Cinisi (contrada San Giovanni, contrada Vecchio, contrada Cipollazzo). Ancora,
per un appartamento di sette vani in piazzale degli Alpini, a Palermo (con annesso
box). All' Acquasanta è scattato invece il sequestro di un terreno esteso 2920 metri quadrati.
Infine, sequestro per una villa al mare, in via Agave, Carini. «Dal carcere i
mafiosi continuavano a gestire il loro patrimonio», dice il vice comandante del
Ros Mario Parente alla conferenza stampa in Procura. Attraverso le
intercettazioni i carabinieri della sezione Anticrimine di Palermo hanno
ricostruito l' intera geografia del potere economico dello storico clan di
Resuttana. Oltre i cinque fermati, sono 37 gli indagati dell' inchiesta
ribattezzata "Rebus": sarebbero insospettabili prestanome dei boss di
Madonia. Per questa ragione sono accusati di fittizia intestazione di beni.
Adesso, i beni sono affidati alle cure di un amministratore giudiziario.








Mafia, cinque ergastoli per il piccolo Savoca

Riunirono l' intera commissione per
deliberare che da quel momento nessuno sgarro sarebbe stato tollerato. Nessuno
avrebbe potuto assaltare Tir senza autorizzazione, esponendo i capifamiglia
alle lamentele di chi pagava il pizzo. Avrebbero per questo individuato i cani
sciolti e gli avrebbero ordinato di cambiare genere. Per i riottosi sarebbe
stata condanna a morte. Fu così per Salvatore e Giuseppe Savoca, uccisi nel
1991. Con Giuseppe Savoca morì anche Andrea, il figlio di 4 anni e mezzo. Dieci
anni dopo è ergastolo per tre degli esecutori (Erasmo Troia, Santino Pullarà,
Giovanni Battaglia) e per due dei mandanti (Michelangelo La Barbera, capomafia
di Boccadifalco e Matteo Motisi «il vecchio», padrino di Pagliarelli). Due
collaboratori di giustizia, Giovambattista Ferrante, nel commando che uccise
Salvatore Savoca, e Salvatore Cancemi, capomandamento di Porta Nuova, sono
invece condannati rispettivamente a 10 e 11 anni di reclusione. La quarta
sezione della corte d' assise, presidente Leonardo Guarnotta, che ha processato
i 7 che hanno scelto il rito abbreviato, accoglie così in pieno le richieste
del pm Anna Maria Picozzi e ritocca al rialzo solo le pene per i pentiti
infliggendo due anni in più rispetto a quanto sollecitato dall' accusa.
Salvatore Savoca, rapinatore di Brancaccio, genero del costruttore Pietro Lo
Sicco, fu attirato in un tranello da un amico, Santino Pullarà, che lo agganciò
a Isola delle Femmine e con il pretesto di parlargli di una patente nautica lo
condusse nel negozio dei mobili dei Troia a Capaci e lì lo strangolò. Era il 24
luglio del 1991. Il cadavere fu disciolto nell' acido in un casolare di
Giovanni Battaglia. Due giorni più tardi un commando in moto, in via Pecori
Giraldi, affiancò l' auto del fratello di Salvatore Savoca, Giuseppe, titolare
di una officina di lavorazione del ferro in via Messina Marine. I sicari
approfittarono di un permesso premio di 4 giorni ottenuto dopo una condanna a 6
anni per rapina. Spararono nove colpi. Otto colpirono la vittima designata, il
nono si conficcò nel collo di Andrea. Gli esecutori, tra cui Salvatore Madonia
e gli altri mandanti, in tutto altri 14 presunti responsabili, tra cui Totò
Riina e Pietro Aglieri, sono processati con il rito ordinario. La madre del
piccolo Andrea, Diana, perdonò gli assassini del marito e del figlio durante i
funerali. Il periodico della Curia divulgò la notizia, ma la donna non si è
costituita parte civile. Ha solo avviato la pratica per il riconoscimento di
vittima della mafia. La ricostruzione del duplice omicidio è stata fatta per
primo da Giovambattista Ferrante che ne parlò negli interrogatori dell' estate
del 1998. Successivamente hanno parlato dei delitti anche Francesco Onorato,
Giovanni Brusca, Salvatore Cancemi e Giovanni Drago. I due fratelli erano
nipoti di Enzo Savoca, uomo d' onore. Nella riunione della commissione in cui
fu decisa la loro eliminazione Totò Riina, superò la questione con un
perentorio: «Ci penso io per mio compare; se ha qualcosa da dire».

ENRICO BELLAVIA






GLI AMERICANI GIA' IN SICILIA

PALERMO - Sbarcano a Palermo gli
agenti del Federal Bureau of Investigation, la sezione del Dipartimento di
giustizia statunitense che lavora sul crimine organizzato. Sono arrivati in
Sicilia per indagare sulla morte di Falcone, per portare la loro esperienza
investigativa, per affiancare i carabinieri e la polizia italiana nella ricerca
dei mandanti della strage dell' autostrada. La prima squadra di detective è
scesa ieri all' aeroporto di Punta Raisi, non si conosce l' identità degli
agenti, dicono che sono quelli che hanno incastrato il boss John Gotti e tutti
gli uomini d' onore della "famiglia" Gambino di New York. Alle cinque
di ieri pomeriggio c' è stato il primo vertice con gli agenti federali, alla
procura generale di Palermo, una mezza dozzina di 007 del Federal Bureau si è
subito incontrata con il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore Celesti,
il magistrato che indaga sul "caso Falcone". La Sicilia è diventata
nell' ultima settimana zona di operazioni per eserciti di investigatori. Per le
vie di Palermo si muovono anche drappelli di uomini dei servizi, sono
dappertutto, in procura, nei ristoranti, negli alberghi, nelle borgate e nei
paesi vicini a Punta Raisi. Orecchie tese e occhi ben aperti per cogliere anche
il più insignificante particolare, per scoprire un indizio. E poi summit a
ripetizione. E' l' "intelligence" che è in azione, si sviluppano
ipotesi, si cerca un mandante, si cerca soprattutto nelle carte di Giovanni
Falcone. Chi più di altri in Sicilia lo voleva morto? Chi era in grado di
organizzare la trappola sull' A 29? Quanto peso bisogna dare al territorio dove
la strage è stata compiuta? Cominciamo ancora una volta dal "luogo della
strage", da quella fascia di terra compresa fra Capaci, Isola delle Femmine
e le prime borgate che circondano la città. La firma sull' attentato Territorio
controllato dai Di Trapani, dai Pipitone, dai Madonia. Ecco, i Madonia. C' è la
loro "firma" sull' attentato, è stato preparato sul loro mandamento,
c' è stata perfino una telefonata al Giornale di Sicilia, il quotidiano locale:
"Questo è il regalo di nozze di Salvino Madonia". Salvino si era
sposato sabato mattina all' Ucciardone con una ragazza della famiglia Di
Trapani, tutti gli uomini della cosca quel giorno, il giorno della morte di
Falcone, erano fuori Palermo, tutti con un alibi inattaccabile. Certo, molto
strano. Ma basta tutto questo per scaricare solo sui Madonia (che avevano
comunque ben ragione di dimostrare la loro potenza dopo le batoste ricevute
dalla polizia negli ultimi mesi) tutti i sospetti? Il primo rebus sulla morte
di Falcone ruota proprio intorno a questa "famiglia", nella prima
informativa ai magistrati la polizia indicherebbe le loro
"corresponsabilità" nel massacro. Ma subito dopo l'
"intelligence" ha preso in esame un' altra ipotesi. E cioè: c' è
forse qualcuno che vorrebbe addossare ai Madonia la morte di Falcone? Non è
stata sempre la strategia dei corleonesi quella di compiere omicidi e poi fare
accusare i loro nemici di cosca? Questa ipotesi reggeva con la forza della
logica fino a qualche giorno fa. S' è scoperto un elemento che allontana almeno
in parte questa possibilità. Quelli del pool antimafia sono in possesso di un'
informazione sicura che smonta l' ipotesi secondo la quale potrebbe esistere
una divisione fra Totò Riina e il gruppo Madonia. Abbiamo detto Totò Riina,
attenzione, non abbiamo detto i corleonesi. Perchè c' è qualche investigatore
che ha un sospetto: una frizione, forse qualcosa di più, fra Riina e
Provenzano, l' altro grande latitante del clan di Corleone. Quel sospetto nasce
da una serie di indagini ma anche da un fatto avvenuto 45 giorni fa a Corleone.
Lì è tornata la donna di Bernardo Provenzano, la signora Saveria Benedetta
Palazzolo. Ai carabinieri ha detto: "L' ho fatto per far riconoscere i
miei figli e mandarli a scuola". I carabinieri non sono rimasti molto
soddisfatti da questa spiegazione, pensano che la signora sia tornata in paese
perchè Provenzano ha qualche problema, perchè il boss ha scelto di muoversi libero
nella sua latitanza. Cosa significa questo? C' è aria di guerra dentro Cosa
Nostra, c' è qualcosa che annuncia sconvolgimenti. Ci sono stati troppi omicidi
"importanti" in questi ultimi 9 mesi in una zona di Palermo che
ricade nela territorio dei Madonia. Si comincia con Libero Grassi Si comincia
con il povero Libero Grassi e si finisce con Giovanni Falcone, in mezzo c' è
Salvo Lima. Tre delitti nel mandamento di don Ciccio Madonia, tre delitti dopo
anni di pace. A proposito dell' omicidio Lima, non è male ricordare un
particolare strano del dopo omicidio, un particolare strano che ritroviamo
anche nel dopo omicidio Falcone. Una telefonata. Dopo l' uccisione dell'
europarlamentare qualcuno telefonò al centralino di Repubblica per dire:
"L' assassino di Lima è Pietro Aglieri". Dopo l' uccisione di Falcone
la telefonata sul regalo di nozze dei Madonia. Quando mai i mafiosi avevano
rivendicato le loro scorribande? Mai, se si esclude una sola volta, 13 giorni
prima dell' uccisione del prefetto Dalla Chiesa. Insomma, queste due telefonate
sembrano fatte apposta per mischiare le carte, per scaricare sui Madonia l'
attentato a Falcone e su Pietro Aglieri detto "u signurinu" la morte
di Lima. Rivendicazioni quantomeno curiose, come se dentro Cosa Nostra ci fosse
uno scontro, una contrapposizione. Dei latitanti Riina e Provenzano sappiamo
tutto e niente, sappiamo che sono alla macchia da 25 anni e che nessuno conosce
i loro volti. Degli altri, di Pietro Agieri in particolare, sappiamo invece che
è anche lui latitante e che è diventato il capo mandamento di Santa Maria del
Gesù. Il suo vice, latitante, si chiama Carlo Greco. Il consigliere della
"famiglia" si chiama Giovanni Teresi detto "u pacchiuni".
L' esercito è formato da 24 uomini d' onore, molti dei quali conosciuti coi
nomi di battaglia di "Milincianedda", "Giannuzzu u beddu",
"Paluzzu u cani", "Pio Pio", "U pelatu",
"Faccia di gumma"... Sono loro i nemici di Riina il corleonese? Sono
loro il "problema" dentro Cosa Nostra? Qui, in Sicilia, sembrano tre
le guerre che ha cominciato a fare la mafia. Quella contro vecchi uomini
politici come Lima, quella contro i magistrati della Repubblica, quella all'
interno di se stessa.

dal nostro corrispondente ATTILIO BOLZONI





venerdì 16 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE INSEDIATISI I COMMISSARI STRAORDINARI AL COMUNE

ISOLA DELLE FEMMINE INSEDIATISI I COMMISSARI STRAORDINARI AL COMUNE  




RAVVISATA la sussistenza di motivi di urgente necessità che impongono un immediato intervento dello stato, volto ad impedire, nelle more delle procedure per l’adozione del formale provvedimento di scioglimento da parte del Presidente della repubblica, ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell’Ente Locale;……..


09/11/2012InternoDECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine (PA), a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine

09/11/2012InternoDECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine (PA), a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

venerdì 9 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE





ISOLA
DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE


Consiglio dei Ministri
n.53

Su
proposta del Ministro dell’interno, il Consiglio dei Ministri ha sciolto

Il
Consiglio Comunale di Isola delle Femmine, dopo l’insediamento  della Commissione governativa per l’accesso
agli atti del 26 aprile scorso, viene sciolto per le infiltrazioni della
criminalità organizzata.
Nei
prossimi giorni il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.







Finalmente Professore ammette che a Isola delle Femmine ci sono i poteri forti.


Le domando: Perchè quando tutti a Isola delle Femmine parlavano di poteri forti che influenzavano la vita amministrativa, LEI si Proprio Lei lo ha sempre negato e anzi è passato alle vie di fatto per esempio minacce e/o querele? 


Comunque guardi, oggi di fronte a queste Sue dichiarazioni diciamo "meglio tardi che mai" 

A proposito dell'antenna Wind Shear il mio consiglio è di leggersi  bene le  risultanze delle inchieste  sulla Finmeccanica condotte dal P.M. Paolo Ielo dove l'imprenditore Tommaso Di Lernia rivela ".... la grande manovra a suon di mazzette, pagate per impedire l'installazione dell'impianto dell'azienda americana concorrente di Selex.... Il Liddar è un radar prodotto dalla Lockheed Martin che copre il 92 per cento dei rischi legati a eventi atmosferici come pioggia, venti, nebbia, sabbia. Se fosse stato installato all'aeroporto Falcone-Borsellino, sarebbe stato in grado di controllare il fenomeno del windshear".


Immagino la Sua domanda: "Perché non è stato installato?"


La risposta Signor Portobello Gaspare la trova sempre nelle carte dell'inchiesta: "Perché non vi era uno specifico interesse di Selex a installare quel tipo di radar, visto che non lo produceva, e per evitare che anche gli altri aeroporti ponessero il problema di avere analogo sistema".


Signor Portobello Gaspare adessoi le è chiaro che  NESSUNO ma proprio NESSUNO aveva intenzione di mettere l'antenna Wind Shear a Isola delle Femmine.


Tutti noi del Comitato NO RADAR ci siamo prestati inconsapevolmente al gioco della Selex ed abbiamo costruito un movimento che "ostacolasse" una NON installazione.


Signor Portobello, ora che ha del tempo libero si legga bene le carte dell'inchiesta Finmecanica.


I Cittadini di Isola delle Femmine non hanno comunque dimenticato la sua missiva del gennaio del 2006 con cui  dava la sua autorizzazione all'utilizzo dell'area (ex caserma NATO) da parte dell'ENAV.


Signor Gaspare Portobello, I cittadini di isola delle Femmine non hanno dimenticato   il Suo incontro del  28 dicembre 2008 presso  Uffici della Presidenza della Regione Sicilia con l'allora Presidente Cuffaro dove ancora una volta si è dichiarato disponibile alla installazione dell'antenna radar. 


Lo so! 



Erano tempi duri la disoccupazione era alle stelle e vi era la possibilità di tre posti di lavoro! 

Nevvero? 


Mi permetta un'ultima annotazione a proposito della sua adesione alla causa del NO RADAR a Isola delle Femmine.

Ricorda! 


Noi del Comitato Cittadino Isola Pulita abbiamo dovuto tirarvi dentro TUTTI TUTTI ma dico proprio TUTTI per i capelli, per aderire alle varie  iniziative del Comitato No Radar! 


Per il resto Le conviene EFFETTIVAMENTE attendere il decreto ministeriale che in maniera precisa  circostanziata puntigliosa calendarizzata  permetterà a Lei e a tutti i componenti del Suo Gruppo Politico di conoscere nella loro sequenzialità  fatti avvenimenti persone che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale.


Mi creda non sto di certo parlando delle conseguenze o eventuali reati commessi, non sono di certo di mia competenza ma certamente della Magistratura SI! 


Quindi Signor Portobello, si segga, si metta comodo e cerchi di trovare in Lei la forza necessaria  per esprimere il  rispetto verso le ISTITUZIONI, non vi è stato ad Isola delle Femmine alcun colpo di Stato contro di LEI.



Si Signor Portobello vi è stato un colpo di Stato:







  • contro la illegalità diffusa in ogni ambito sociale della vita isolana; 
  • contro la mancanza di rispetto delle regole;
  • contro le montagne di munnezza che quotidianamente stazionano sulle strade e piazze di Isola delle Femmine;
  • contro l'aumento esorbitante dei tributi locali finalizzati a "far  cassa";
  • contro la discriminazione perpetrata in maniera scientifica contro i dipendenti comunali;
  • contro la mancata attenzione verso la grande mole di evasione dei tributi locali (tarsu,imu,tosap ecc.....) 
  • contro la mancata verifica sulla veridicità delle  dichiarazioni  dei tributi;
  • contro il saccheggio  urbanistico del territorio;
  • contro le disparità di trattatamento nell'erogazione dei servizi;
  • contro i privilegi per alcuni;
  • contro il mercimonio dei voti;
  • contro la criminalità organizzata e tutto ciò che ostacola e blocca un'intera economia;





e ora dorma tranquillo Signor Gaspare Portobello  e non si senta preoccupato circa: "Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa"

Con rispetto

Pino Ciampolillo



















Isola delle Femmine, Comune sciolto per mafia 


IL CAPOMAFIA di Isola delle Femmine, Pietro Bruno, uno dei fedelissimi di
Salvatore Lo Piccolo, poteva contare su buone entrature all' interno del
municipio. Soprattutto per ottenere comode concessioni edilizie. 

Le indagini dei
carabinieri della Compagnia di Carini avevano fatto scattare, ad aprile, una
verifica della prefettura: ieri pomeriggio il Consiglio dei ministri ha deciso
lo scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle femmine, per infiltrazioni
mafiose. 

Decade anche la giunta di centrosinistra presieduta da Gaspare
Portobello. Il governo non ha avuto dubbi, accogliendo del tutto la proposta del
ministro dell' Interno Anna Maria Cancellieri, che si fondava sui risultati
dell' ispezione avviata dalla prefettura di Palermo. 

Il caso era nato nel 2009,
con le denunce dei consiglieri di "Rinascita isolana", la minoranza in Consiglio
comunale guidata dall' ex sindaco Stefano Bologna: venivano chieste le
dimissioni dell' assessore Marcello Cutino, per una parentela scomoda, ma non
solo per quella. La moglie di Cutino è parente del boss Pietro Bruno, arrestato
nell' operazione "Addiopizzo 5". 

L' opposizione denunciava gli interessi di
Bruno in una società impegnata a lottizzare un grosso terreno di Capaci. I
carabinieri hanno così iniziato un lavoro certosino per ricostruire le ultime
frequentazioni e soprattutto gli affari del boss: è emerso che due persone a lui
vicine avevano ottenuto in tempi veloci due concessioni edilizie dal Comune di
Isola delle Femmine: per uno dei cantieri, dove era prevista la realizzazione di
tre ville, il progettista era un ex assessore poi nominato dal sindaco
Portobello consulente in materia di «vivibilità urbana e piani strategici
territoriali». 

Nel febbraio del 2011 il dipartimento regionale dell' Urbanistica
ha stabilito che la «concessione edilizia risulta essere stata rilasciata
illegittimamente». Nella corposa informativa predisposta dal comando provinciale
dei carabinieri ci sono le storie di altre strane concessioni o sanatorie. 

Dice
Pino Ciampolillo, dell' associazione "Isola pulita", uno dei primia denunciare
strane presenze in Consiglio comunale: «Adesso tutte le persone di buona volontà
dovranno stringersi attorno ai commissari inviati dal governo. 

La situazione di
Isola è drammatica, soprattutto per la gestione del territorio. Uno dei primi
provvedimenti della nuova gestione dovrà essere un deciso rinnovamento all'
ufficio tecnico comunale». 

Il sindaco Portobello si difende: «Siamo di fronte a
un attacco politico, noi la mafia l' abbiamo sempre combattuta».E annuncia che
farà ricorso contro il provvedimento del Consiglio dei ministri. Il rapporto dei
carabinieri è finito anche in Procura, ed è all' attenzione del pm Francesco Del
Bene, che indaga sulle cosche della zona occidentale di Palermo: i boss
Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono in carcere, ma alcuni dei loro fedelissimi
restano ancora molto attivi. Proprio uno dei pizzini trovati ai Lo Piccolo nel
2007 faceva riferimento a grossi lavori a Isola delle Femmine. 

Pietro Bruno non
era davvero l' ultimo arrivato: è uno degli vecchi di Cosa nostra, un tempo era
legato addirittura al capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti. Poi, come tanti
altri mafiosi imprenditori, aveva abbandonato il boss perdente per passare con
Riina e Provenzano.

SALVO PALAZZOLO



RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 

RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 


RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 


RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 


RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 


RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 



Mafia, il governo
scioglie il comune di Isola delle Femmine

Dopo Salemi e Racalmuto il municipio palermitano è il terzo
in Sicilia a finire davanti al Consiglio dei ministri per infiltrazioni della
criminalità organizzata. Diversi gli episodi che hanno portato la decisione del
Viminale a proporre il commissariamento

Anna Maria Cancellieri






Il governo, su proposta del ministro dell’interno Anna Maria
Cancellieri, ha sciolto il Consiglio comunale di Isola delle
Femmine (Palermo) per le infiltrazioni della criminalità
organizzata. Nel comunicato, diffuso al termine del Consiglio
dei Ministri, si annuncia anche la proroga di sei mesi dello
scioglimento del Consiglio comunale di Marina di Gioiosa Jonica
(Reggio Calabria) “per completare il risanamento dell’istituzione locale e della
realtà sociale, ancora segnate dalla malavita organizzata”.

Il comune siciliano è guidato dal 2004 dall’ormai ex sindaco Gaspare
Portobello, a guida di una lista civica. Le attenzioni sul comune si
sono accese nel 2009, quando a pochi giorni dalla rielezione son state date due
concessioni edilizie. Una di queste riguarda una società di Giuseppe Pomiero,
zio del vicesindaco Salvatore Palazzotto, nonché socio di una società confiscata
per mafia negli anni ’80 al noto boss mafioso Gaetano
Badalamenti. Caso che non rimane isolato. Infatti ci sono altre due
episodi che hanno motivato l’invio degli ispettori nel comune
marinaro. Sempre nel 2009 venne approvata una sanatoria edilizia per un
capannone, rilasciata  dal tecnico comunale nominato in via pro tempore
proprio dal sindaco Portobello. Peccato che quel locale fu sequestrato dai
carabinieri del Ros in una operazione antimafia contro il
clan Madonia-Di Trapani di Resuttana.

Infine c’è un pizzino trovato nel covo del boss mafioso Salvatore Lo
Piccolo che faceva riferimento ad alcuni lavori edilizi in corso nel
comune di Isola delle Femmine e poi confermati dal pentito Gaspare Pulizzi. Le
concessioni per eseguire i lavori secondo l’opposizione sono state date
nonostante la zona fosse a rischio idrogeologico. Il comune siciliano è il terzo
ad a essere sciolto dopo Salemi e Racalmuto.











IL PROFESSORE NELLA  SEDUTA
DEL CONSIGLIO COMUNALE DICHIARA:
  “…Giova ricordare, peraltro,
che il personaggio proprietario del bene confiscato, in occasione delle scorse
elezioni politiche sosteneva il candidato della lista “Rinascita Isolana”
Rosario Rappa
.” DELIBERA C.C. N.52.pdf (13 kb)  Consiglio
Comunale 28 settembre 2009


Quindi il
PROFESSORE ammette esplicitamente ed in modo INEQUIVOCABILE che le elezioni
amministrative del 2009 sono state INQUINATE.




PROFESSORE non può trovare in questa 
Sua dichiarazione una motivazione della NOMINA della Commissione
Governativa di accesso agli atti?




Professore a cosa si riferisce quando parla di invidia nei Suoi
confronti, ma soprattutto chi è invidioso di Lei? 
E poi
perché questa invidia?




Lei PROFESSORE pensa veramente che una Commissione Governativa
Ispettiva possa muoversi soltanto per sentito dire?
O per
“beghe di paese” ?
Oppure
per   soddisfare la sete di vendetta di
qualcuno che vuole fare il Sindaco per tutta la vita?


Caro Signor Sindaco PROFESSORE 
Gaspare Portobello un consiglio!
Almeno
Lei, nel ruolo imparziale di SINDACO, mostri  
nei confronti dei componenti della Commissione Ispettiva del
Governo  RISPETTO.




RISPETTO per la responsabilità l’impegno e
l’abnegazione di chi è deputato a svolgere un ruolo di GARANZIA  e di TUTORE DELLA LEGALITA’.




RISPETTO verso   chi e’ stato delegato ad esercitare un
diritto-dovere di controllo, e di tutela della trasparenza e della
legalità 



PROFESSORE Portobello per favore, non si fermi
a guardare il dito che indica la luna (ovvero la persona che secondo Lei è
invidiosa)



Guardi invece la  LUNA
indicata dal dito (ove  i fumi della
Italcementi  glielo permettono)
PROFESSORE!  GUARDI   al 
grande  degrado morale ambientale
sociale economico in cui siamo  costretti
a vivere noi  Cittadini di Isola delle
Femmine. La nostra  sfiducia   verso l’istituzione Pubblica, il paese di
Isola delle Femmine che ha perso ormai la PROPRIA 
identità e noi  Cittadini che
abbiamo perso  ogni speranza di FUTURO)



PROFESSORE da ultimo una domanda prima che presenti le sue
dimissioni: Perché gli amministratori sospettati di collusione con la mafia
possono concorrere alle elezioni?




Isola delle Femmine  Comune sciolto per
mafia

Venerdì 09 Novembre 2012 - 18:13

Azzerati il Consiglio e la giunta del centro marinaro in provincia di
Palermo. Delibere e concessioni dietro i sospetti di infiltrazioni mafiose.
Ricostruiamo gli intrecci che hanno portato allo scioglimento
.




Il municipio di Isola delle Femmine


Il municipio di Isola delle
Femmine




ROMA - Il Comune di Isola delle Femmine è stato
sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deciso il Consiglio dei
ministri su proposta del responsabile del dicastero dell'Interno, Anna Maria
Cancellieri. Decade, dunque, il consiglio comunale del centro marinaro in
provincia di Palermo e la giunta guidata dal sindaco Gaspare Portobello. Stessa
sorte recentemente era toccata ai comuni di Salemi e
Racalmuto.

Gli ispettori inviati dalla
Prefettura per mesi hanno spulciato deliberi e atti
dell'amministrazione comunale di Isola. L'obiettivo era rispondere alla domanda
delle domande: la mafia si è davvero infiltrata in Comune? La riposta, stando
alla decisione di Roma, è sì. Il sindaco, ormai ex, Gaspare Portobello e la
maggioranza che lo sosteneva avevano accolto con favore l'ispezione. Erano certi
che sarebbe servita a fare chiarezza. Non è andata così.

Cosa ha
scatenato il terremoto nel centro marinaro a pochi chilometri da
Palermo? Tutto inizia nell'agosto del 2009, quando i consiglieri di Rinascita
Isolana - la minoranza in Consiglio guidata dall'ex sindaco Stefano Bologna - si
appellano al codice etico contro la mafia, approvato tre anni prima, per
chiedere le dimissioni dell'assessore Marcello Cutino e la revoca dell'incarico
di consulente al geometra Giovanni Impastato. Cutino ha acquisito una parentela
scomoda. La moglie, infatti, è nipote di Pietro Bruno, personaggio noto alle
cronache giudiziarie. Già condannato per mafia, di lui si è tornato a parlare
nel 2010. Il suo nome era nell'elenco degli arrestati dell'operazione Addio
Pizzo 5. L'ipotesi, suffragata dal racconto di tre pentiti, è che sia il capo
del clan mafioso locale.

Bruno, dunque, secondo gli
investigatori, sarebbe tornato in gioco dopo che in passato era stato
legato al vecchio padrino Gaetano Badalamenti. Riavvolgendo il nastro del tempo
fino agli anni Ottanta si scopre che sulle ceneri di un'impresa dei Badalamenti
era nata la Copacabana spa. Una società, poi confiscata, di cui faceva parte lo
stesso Bruno, e creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. Tra i
soci c'era pure Giuseppe Pomiero, un cognome da tenere bene in mente. In paese
c'è chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno
2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore
Palazzotto, poi nominato vice sindaco. Lo stesso giorno del sequestro della
Copacabana i sigilli furono apposti anche ad alcuni beni di proprietà di
Giuseppe Vassallo, figlio di Vincenzo, indicato come il capomafia di Capaci.
Altro cognome da sottolineare.

Le famiglie Vassallo e
Pomiero sono le beneficiarie di due concessioni edilizie rilasciate dal
Comune il 14 maggio 2009. L'opposizione tuona: “Legalità e trasparenza avrebbero
dovuto consigliare di rinviare l'atto amministrativo caduto sotto elezioni”. Non
casualmente, sostengono quelli di Rinascita Isolana. La concessione edilizia
rilasciata in favore della “Sorelle Pomiero snc di Pomiero Maria Grazia” dà il
via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati.
Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel
luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di “Vivibilità urbana e
piani strategici territoriali”. Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale
dell'Urbanistica stabilisce che  “la concessione edilizia risulta essere stata
rilasciata illegittimamente”.

Altra vicenda. Nel novembre
2009 i carabinieri del Ros sequestrano una sfilza di beni
riconducibili, secondo l'accusa, al clan mafioso Madonia-Di Trapani di
Resuttana. Tra i beni ci sono case e capannoni in via Passaggio del Coniglio a
Isola. Una circostanza che obbliga ad andare di nuovo indietro nel tempo. Il 9
maggio 2008 all'ufficio tecnico comunale arriva una richiesta di sanatoria
edilizia per un capannone. Non uno qualunque, ma quello che ricade al civico 6
di Passaggio del Coniglio. Alla domanda viene allegata un'autocertificazione in
cui Massimiliano, Pietro e Mario D'Arpa e Vincenza Collura dichiarano di avere
ricevuto il bene in eredità da Vincenzo D'Arpa. Uno degli eredi è parente di
Sandro D'Arpa, responsabile dell'ufficio tecnico comunale. Il conflitto di
interessi è evidente tanto che alla fine è un responsabile pro tempore
dell'ufficio nominato dal sindaco a rilasciare la concessione per
l'ampliamento.

L'opposizione dà battaglia in Consiglio e
chiede chiarimenti al primo cittadino. Il 16 aprile 2010 sempre i D'Arpa di
ottengono una nuova concessione edilizia. Un mese dopo, però, il Comune scopre
che in realtà l'erede legittimo è un altro e che il capannone è fra i beni
sequestrati dal Ros. Da qui l'annullamento di tutti gli atti
amministrativi.

Infine c'è il capitolo Elauto. In un
pizzino di quelli trovati al boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, nel covo
di Giardinello, si faceva riferimento ad alcuni lavori in corso a Isola delle
Femmine. Il pentito Gaspare Pulizzi spiegò che si trattava dell'impresa Almeyda
che stava costruendo i capannoni della Bmw. Aggiunse che i lavori di scavo erano
affidati “ai mezzi di Nino Pipitone e Giuseppe Di Maggio, figlio di Lorenzo Di
Maggio di Torretta, e che si erano messi a posto con la famiglia mafiosa di
Torretta”. Gli interessi del clan mafioso hanno facilitato il rilascio della
concessione edilizia? Una concessione che, secondo l'opposizione, non ha tenuto
conto che il capannone ricade in una zona a rischio
idrogeologico
.



"S" lo
aveva anticipato: tutte le carte dello scontro




Gaspare Portobello al contrattacco  "Mafia? Sono vittima di poteri forti"


Venerdì 09 Novembre 2012 - 19:51 

L'ex sindaco di Isola delle Femmine si difende. Farà ricorso contro quello che definisce un "attacco politico. Io la mafia l'ho sempre combattuta".

L'ex sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello

L'ex sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello




PALERMO - Gaspare Portobello ha appena ricevuto la notizia. Da oggi il suo nome sarà legato ad un'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose. Un fardello pesante che non intende accollarsi. Annuncia che farà ricorso contro quello che ha sempre definito un "attacco politico". Oggi aggiunge carne al fuoco. Ipotizza, infatti, che contro di lui si siano mossi "i poteri forti".



Sindaco, o meglio ex sindaco...?Era prevedibile.



Qual è il suo stato d'animo?

Sono amareggiato e preoccupato.



Preoccupato?

Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa. Ci siamo battuti per non farla piazzare.



Scusi, ma che c'entrano l'antenna e il pericoloso vento dell'aeroporto di Palermo?

Glielo ripeto. Ci siamo battuti contro i rischi per la salute dei cittadini e ho il sospetto che i poteri forti che volevano l'antenna abbiano contribuiti a farmi cadere. Ci sono grandi nomi in ballo. Sono sospetti, però, e non posso aggiungere altro.



La mafia allora non c'entra?

Ho sempre agito contro la criminalità. Non c'è un solo atto da cui emerga il contrario. Quando sono arrivati gli ispettori ho deciso di restare al mio posto per potermi difendere.



E ora?

Ora aspetto il provvedimento e lo impugnerò. Non mi interessa essere reintegrato, anche perché il mio secondo mandato stava per scadere. Voglio difendere la mia immagine e quella dell'amministrazione che ho guidato.



Tra gli intrecci venuti a galla ci sarebbe la parentela tra un assessore della sua giunta, Marcello Cutino, e il mafioso Pietro Bruno. Anche in questo caso la mafia non c'entra? 

Le ripeto quello che le ho già detto alcuni mesi fa (il riferimento è all'inchiesta pubblicata dal mensile S sul caso Isola delle Femmine ndr). Sono parenti di terzo grado. Non si salutano nemmeno.



E la vicenda della concessione alle sorelle Pomiero?

“Il lotto ricadeva nel parco urbano ed è stato il gruppo di Bologna a cambiare la destinazione d'uso. Noi in Consiglio abbiamo votato contro”.



E la questione Elauto?

“Siamo stati noi a fare abbattere una cisterna che ricadeva in una zona vincolata a verde pubblico. Glielo ripeto: non ho mai fatto favori a nessuno. Figuriamoci alla mafia che ho sempre combattuto. Scusi, sono stato io a volere che il Comune di costituisse parte civile nel processo Addio Pizzo contro i mafiosi della zona. Ci hanno riconosciuto un risarcimento danni di 50 mila euro. Lei ha mai visto uno che fa favori alla mafia e poi gli chiede i danni?
Ultima modifica: 09 Novembre ore 20:26



Sciolto il Comune di Isola delle Femmine per mafia

La decisione del Consiglio dei Ministri su richiesta del Min. Cancellieri

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato nella seduta di oggi, lo scioglimento del comune palermitano di Isola delle Femmine per infiltrazioni mafiose. La richiesta del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri è stata dunque accolta, e ora la delibera attende solo la conferma da parte del presidente della Repubblica per l’archiviazione.

Cancellato, dunque, consiglio e amministrazione di Gaspare Portobello, eletto tra le polemiche nel giugno del 2009 e che da allora ha dovuto rispondere a diverse voci poi tradotte in atti giudiziari che ne hanno delineato rapporti con personaggi di dubbia fama. Si è conclusa l’opera degli ispettori della Prefettura che mesi fa erano entrati in possesso della documentazione amministrativa legata all’amministrazione del professore isolano, sempre dichiaratosi certo dell’assoluta estraneità ai fatti che gli venivano imputati.

La miccia, che poi ha portato alla deflagrazione del consiglio comunale isolano, era partita nell’estate del 2009, con l’opposizione composta dal partito di Rinascita Isolana che si era appellata al codice etico contro la mafia e che aveva richiesto per questo le dimissioni di Marcello Cutino, Assessore all'Igiene Ambientale, Arredo Urbano e Politiche Giovanili della giunta Portobello. 

Richiesta formalizzata in seguito ad alcune concessioni edilizie rilasciate nel maggio dello stesso anno alle famiglie Vassallo e Pomiero, i primi parenti di Giuseppe Vassallo considerato capomafia di Capaci e i secondi soci nella Copacabana spa, impresa creata con lo scopo di lottizzare terreni a Capaci e detenuta da Pietro Bruno, condannato per mafia nell’operazione Addio Pizzo 5, imparentato proprio con la moglie dell’assessore Cutino.

Tra le altre cose, quella campagna elettorale che portò alla rielezione di Gaspare Portobello pare fosse stata sostenuta attivamente proprio da Giuseppe Pomiero, socio della Cocabana, società nata dalla costola di un’altra impresa di proprietà di Gaetano Badalamenti. Il nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi fu eletto e divenne vicesindaco accanto a Portobello. La concessione edilizia da 2000 metri quadri su cui nascevano tre ville di cui usufruì la snc Sorelle Pomiero venne però poi revocata dal dipartimento regionale dell'Urbanistica che la definì “rilasciata illegittimamente”.

Seguirono altre concessioni edilizie da parte dell’ufficio tecnico comunale nell’aprile 2010 in favore della famiglia D’Arpa, che già nel 2008 le aveva ricevute dall’allora responsabile dell’Ufficio tecnico imparentato proprio con i D’Arpa. Da qui arrivarono sequestri su sequestri da parte dei carabinieri. Ultima in ordine di tempo la vicenda Elauto, menzionata in uno dei pizzini trovati nel covo del boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, poi confermate da Gaspare Pulizzi, pentito che chiarì come quei lavori in corso a Isola fossero riconducibili alla famiglia mafiosa di Torretta.
Visualizzazioni 28 di Lorenzo Anfuso

http://www.ctsnotizie.it/news/27706/sciolto-il-comune-di-isola-delle-femmine-per-mafia 


Mafia: Caputo (Pdl), allarmante scioglimento Consiglio comunale Isola delle Femmine


Palermo, 9 nov. - (Adnkronos) - ''La decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il Consiglio comunale di Isola delle Femmine e' un fatto che allarma e preoccupa perche' evidenza il pericolo della recrudescenza del fenomeno mafioso in Sicilia. Si tratta di un provvedimento che segue quello di altri comuni siciliani come Misilmeri per non parlare di quanto sta accadendo a Polizzi Generosa o a Cerda''. A dichiararlo e' Salvino Caputo (Pdl), commentando la decisione del CdM che oggi ha decretato lo scioglimento del Consiglio comunale del comune del palermitano per infiltrazioni della criminalita' organizzata. ''E' una situazione che preoccupa - continua - perche' vi e' il timore che Cosa Nostra possa riorganizzarsi e cercare di controllare non solo l'economia del territorio ma anche le Pubbliche Amministrazioni - conclude Caputo - utilizzando propri uomini o fiancheggiatori per coltivare interessi illeciti''.

(09 novembre 2012 ore 21.32)
http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/21:21-21:21/4254013

Isola delle Femmine, l'EX Sindaco Portobello annuncia ricorso 


Sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Isola delle Femmine. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri su proposta del responsabile del dicastero dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. 

Decade, dunque, il consiglio comunale della cittadina marinara e la giunta guidata dal sindaco Gaspare Portobello. Gli ispettori inviati dalla Prefettura per mesi hanno passato a setaccio delibere e atti dell’amministrazione comunale di Isola. 

Mentre all’indomani dell’accesso ispettivo l’opposizione consiliare si dimise in toto, l’ormai ex sindaco Gaspare Portobello e la maggioranza che lo sosteneva, avevano accolto con favore l’ispezione. Erano certi che sarebbe servita a fare chiarezza. 

Ma non è andata così. Adesso, Portobello annuncia ricorso contro quello che ha sempre definito un vile attacco politico, poiché non intende accollarsi una zavorra così pesante. 

“Sono amareggiato e deluso – afferma Portobello, evidentemente l’essermi opposto a far piazzare un’antenna radar per il controllo del wind share nel mio paese, ha avuto un prezzo”. E’ questa la chiave di lettura sulla decisione del Consiglio dei Ministri che Portobello esprime a caldo: “ ho il sospetto – dice – che i poteri forti che volevano l’impianto abbiano contribuito a questo esito. So di certo – prosegue Portobello – di avere sempre agito contro la criminalità. 

Non c’è un solo atto da cui emerga il contrario. Da quando sono sindaco – dice – non abbiamo approvato una sola lottizzazione, né votato cambi di destinazioni d’uso. Abbiamo detto no a tutte le cooperative che si sono presentate con progetti di edilizia agevolata. 

Quando sono arrivati gli ispettori – continua l’ex primo cittadino di Isola delle Femmine – ho deciso di restare al mio posto per potermi difendere. Ora aspetto il provvedimento del Consiglio dei Ministri e lo impugnerò. Non mi interessa essere reintegrato, anche perché il mio secondo mandato stava per scadere. Voglio difendere la mia immagine e quella dell’amministrazione che ho guidato. 

La scadenza naturale del mandato elettorale di Gaspare Portobello doveva essere nel 2014. Con il provvedimento di scioglimento, ad Isola non si potrà tornare alle urne, almeno per i prossimi 18 mesi; adesso si attende la nomina dei Commissari prefettizi che guideranno il paese, fino al 2015, se non di più, nel caso in cui il Consiglio dei Ministri possa decidere di prorogare ulteriormente il periodo di commissariamento. Si prevedono tempi ancora più duri per il sindaco rimosso e per la sua maggioranza, poiché da oggi i loro nomi verranno associati allo scioglimento degli organi amministrativi locali per infiltrazioni mafiose. Non sarà semplice scrollarsi di dosso questo pesante fardello, ma è un loro diritto cercare di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati, principalmente per una questione morale. “Non ho mai fatto favori a nessuno incalza Gaspare Portobello – figuriamoci alla mafia che ho sempre combattuto. Sono stato io a volere che il Comune di costituisse parte civile nel processo Addio Pizzo contro i mafiosi della zona. Ci hanno riconosciuto un risarcimento danni di 50 mila euro. Avete mai visto uno che fa favori alla mafia e poi gli chiede i danni”? 

Tutto ha avuto inizio nell’agosto del 2009, quando i consiglieri di Rinascita Isolana – la minoranza in Consiglio coordinata dall’ex sindaco Stefano Bologna – si appellano al codice etico contro la mafia, approvato tre anni prima, per chiedere le dimissioni dell’assessore Marcello Cutino e la revoca dell’incarico di consulente al geometra Giovanni Impastato. 

Cutino ha acquisito una parentela scomoda. La moglie, infatti, è nipote di Pietro Bruno, personaggio noto alle cronache giudiziarie. A riguardo Portobello ha sempre dichiarato che Bruno e Cutino sono parenti di terzo grado e che non si salutano nemmeno. Bruno, secondo gli investigatori, negli anni Ottanta, sulle ceneri di un’impresa dell’allora boss di Cinisi Gaetano Badalamenti a cui era legato, fondò la Copacabana spa, una società, poi confiscata, creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. 

Tra i soci c’era pure Giuseppe Pomiero. In paese c’è chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno 2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi nominato vice sindaco. 

La famiglia Pomiero sarebbe stata beneficiaria di una concessione edilizia rilasciata dal Comune il 14 maggio 2009 per dare il via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati. Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di “Vivibilità urbana e piani strategici territoriali”. 

Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale dell’Urbanistica stabilisce che “la concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente”. In merito, per Gaspare Portobello, il lotto ricadeva nel parco urbano e sarebbe stato il gruppo di Stefano Bologna – ha dichiarato – a cambiare la destinazione d’uso, noi – aggiunge – in Consiglio Comunale abbiamo votato contro e le carte parlano chiaro”. 

Ufficiosamente – conclude Gaspare Portobello – i fatti contestati, anche se ancora non ho in mano le motivazioni del provvedimento che intendo impugnare, riguarderebbero periodi precedenti alla mia carica di sindaco. 

Che nessuno pensi di avermi distrutto, ho la coscienza a posto e posso continuare a camminare a testa alta nel mio paese. La verità verrà presto a galla. Una cosa è certa, per tutelare la mia famiglia e il futuro dei miei figli, non tornerò mai più in politica. Spendersi per la propria collettività non sempre paga.


Finalmente Professore ammette che a Isola delle Femmine ci sono i poteri forti.

Le domando: Perchè quando tutti a Isola delle Femmine parlavano di poteri forti che influenzavano la vita amministrativa, LEI si Proprio Lei lo ha sempre negato e anzi è passato alle vie di fatto per esempio minacce e/o querele? 

Comunque guardi, oggi di fronte a queste Sue dichiarazioni diciamo "meglio tardi che mai" 

A proposito dell'antenna Wind Shear il mio consiglio è di leggersi  bene le  risultanze delle inchieste  sulla Finmeccanica condotte dal P.M. Paolo Ielo dove l'imprenditore Tommaso Di Lernia rivela ".... la grande manovra a suon di mazzette, pagate per impedire l'installazione dell'impianto dell'azienda americana concorrente di Selex.... Il Liddar è un radar prodotto dalla Lockheed Martin che copre il 92 per cento dei rischi legati a eventi atmosferici come pioggia, venti, nebbia, sabbia. Se fosse stato installato all'aeroporto Falcone-Borsellino, sarebbe stato in grado di controllare il fenomeno del windshear".

Immagino la Sua domanda: "Perché non è stato installato?"

La risposta Signor Portobello Gaspare la trova sempre nelle carte dell'inchiesta: "Perché non vi era uno specifico interesse di Selex a installare quel tipo di radar, visto che non lo produceva, e per evitare che anche gli altri aeroporti ponessero il problema di avere analogo sistema".

Signor Portobello Gaspare adessoi le è chiaro che  NESSUNO ma proprio NESSUNO aveva intenzione di mettere l'antenna Wind Shear a Isola delle Femmine.

Tutti noi del Comitato NO RADAR ci siamo prestati inconsapevolmente al gioco della Selex ed abbiamo costruito un movimento che "ostacolasse" una NON installazione.

Signor Portobello, ora che ha del tempo libero si legga bene le carte dell'inchiesta Finmecanica.

I Cittadini di Isola delle Femmine non hanno comunque dimenticato la sua missiva del gennaio del 2006 con cui  dava la sua autorizzazione all'utilizzo dell'area (ex caserma NATO) da parte dell'ENAV.

Signor Gaspare Portobello, I cittadini di isola delle Femmine non hanno dimenticato   il Suo incontro del  28 dicembre 2008 presso  Uffici della Presidenza della Regione Sicilia con l'allora Presidente Cuffaro dove ancora una volta si è dichiarato disponibile alla installazione dell'antenna radar. 

Lo so! 
Erano tempi duri la disoccupazione era alle stelle e vi era la possibilità di tre posti di lavoro! 
Nevvero? 

Mi permetta un'ultima annotazione a proposito della sua adesione alla causa del NO RADAR a Isola delle Femmine.

Ricorda! 

Noi del Comitato Cittadino Isola Pulita abbiamo dovuto tirarvi dentro TUTTI TUTTI ma dico proprio TUTTI per i capelli, per aderire alle varie  iniziative del Comitato No Radar! 

Per il resto Le conviene EFFETTIVAMENTE attendere il decreto ministeriale che in maniera precisa  circostanziata puntigliosa calendarizzata  permetterà a Lei e a tutti i componenti del Suo Gruppo Politico di conoscere nella loro sequenzialità  fatti avvenimenti persone che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale.

Mi creda non sto di certo parlando delle conseguenze o eventuali reati commessi, non sono di certo di mia competenza ma certamente della Magistratura SI! 

Quindi Signor Portobello cerchi di avere un pò più di rispetto verso le ISTITUZIONI, non vi è stato ad Isola delle Femmine alcun colpo di Stato contro di LEI.

dorma tranquillo e non si senta preoccupato circa: "Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa"

Con rispetto

Pino Ciampolillo


LA DENUNCIA DEL MERCIMONIO ELETTORALE 



Isola delle Femmine 26 aprile 2012

Forze dell’ordine e prefettura hanno chiesto l’accesso agli atti del Comune di Isola delle Femmine rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose

ISOLA DELLE FEMMINE, Carabinieri e Finanzieri ieri in municipio per visionare atti

L'accesso disposto dalla Prefettura. Si rischia lo scioglimento

Carabinieri della compagnia di Carini, Finanzieri del comando provinciale e funzionari della prefettura di Palermo ieri pomeriggio hanno effettuato un accesso agli atti al comune di Isola delle Femmine. L'attività è stata disposta dalla Prefettura di Palermo su imput del ministero degli Interni. Sui documenti passati al setaccio dalle forze dell'ordine al momento vige il massimo riserbo. Le operazioni di verifica sono scattate dopo le 14. Una lunga visita che ha ufficialmente aperto l'accesso, il primo passo che potrebbe portare allo scioglimento del Comune. C'è il sospetto di infiltrazioni mafiose, funzionari e investigatori hanno tre mesi di tempo, poi dovranno redigere una relazione che sarà inviata al ministero degli Interni. Poi la decisione spetterà al consiglio dei ministri. Ma cosa cercavano le forze dell'ordine ieri in municipio ? Sicuramente sono stati esaminati gli atti amministrativi compresi quelli dell'ufficio tecnico e, a quanto pare, proprio in questo settore gli investigatori cercano qualcosa. Siamo tranquilli ma anche arrabbiati – ha detto il sindaco Gaspare Portobello al Giornale di Sicilia – da anni lottiamo per la legalità e contro il malaffare non mi sarei mai aspettato un provvedimento simile. Speriamo che si faccia chiarezza al più presto”.

IN UN ARTICOLO PUBBLICATO NEL MESE DI APRILE DEL 2010 SI DENUNCIAVA I POSSIBILI RISCHI DI INFILTRAZIONI MAFIOSE 










LA QUERELA COME RISPOSTA ALLA LEGITTIMA CIVICA E RESPONSABILE DIFESA DAI PERICOLI   DI INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA NELLA MACCHINA AMMINISTRATIVA 





Isola delle Femmine, consiglio comunale sciolto per mafia




isoladellefemmine
9 novembre 2012 -  Il Consiglio dei ministri ha sciolto il consiglio comunale di Isola delle Femmine (Palermo) per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo scorso 16 aprile, l’arrivo nella cittadina del Palermitano della Commissione prefettizia di accesso agli atti amministrativi aveva lasciato paventare che ciò accadesse.
Adesso è arrivata la conferma definitiva. 

Gaspare Portobello, il primo cittadino, si dice “amareggiato e sbigottito” ed annuncia battaglia: “Aspetto di leggere la relazione del Consiglio dei Ministri, e subito dopo farò ricorso al Tar. In questi mesi non mi sono dimesso perché è giusto che io continui a lottare per dimostrare che Isola non ha niente a che fare con la mafia”. 

Portobello prosegue poi nell’analisi di quanto accaduto: “Tutte le mie azioni da sindaco sono state improntate alla legalità. Ma ho pagato per aver detto troppi ‘no’, come nel caso dell’antenna per il controllo wind-shear all’aeroporto Falcone-Borsellino“.



Il riferimento è alla ‘disputa’ relativa al progetto dell’Enav che prevederebbe l’installazione nella ex base militare dismessa fuori Isola, di un antenna per il controllo della velocità e della direzione del vento, fenomeno che caratterizza fortemente lo scalo palermitano, situato tra il mare e la montagna. Portobello si è negli anni fortemente opposto al progetto adesso bloccato, denunciando, insieme ai cittadini di Isola delle Femmine, la possibilità del verificarsi di rischi per la salute degli abitanti del circondario, oltre al grave impatto ambientale che l’impianto avrebbe determinato.

Il clima che negli ultimi mesi si è respirato in seno al Consiglio comunale di Isola non è stato dei migliori. Come se non bastasse, a metà ottobre, Vincenzo Dionisi, vicepresidente del Consiglio comunale ha scritto all’assessorato regionale Enti locali, al prefetto di Palermo e alla Procura della Repubblica di Palermo per porre denunciare “l’ennesimo caso di superficialità di poco rispetto delle regole di trasparenza perpetrato dalla Giunta Portobello”. Nella missiva di parlava di “provvedimenti illeggittimi” relativi alla Commissione elettorale comunale.

Gaspare Portobello puntualizza ancora in merito “ad un clima di odio ed ostilità” del quale sarebbe vittima. Nella primavera dello scorso anno, Portobello era stato violentemente aggredito a colpi di spranga da due uomini mentre faceva ritorno alla propria abitazione. “Quello – conclude – è stato il segno tangibile che le mie battaglie contro la criminalità organizzata e per la trasparenza e la legalità hanno dato fastidio a molte persone”.

http://palermo.blogsicilia.it/mafia-sciolto-il-consiglio-comunale-di-isola-delle-femmine/108854/